Aversa (Caserta) – Si è tenuta, al Palazzo di Giustizia di Napoli, in gran parte in modalità streaming per l’emergenza pandemica, l’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte di Appello di Napoli. Il presidente della Corte, Giuseppe De Carolis, ha dato conto della situazione dei quatto tribunali del distretto: Napoli, Napoli Nord, Santa Maria Capua Vetere, Benevento e Avellino. – continua sotto –
Quello di De Carolis è stato un vero e proprio “cahier de doleances”: mancanza di risorse, carenza di personale magistratuale ed amministrativo, tempi lunghi nelle risposte di Giustizia, percentuali di assoluzioni rilevanti rispetto alle accuse, prescrizioni che hanno falcidiato una significativa percentuale di processi penali. Va sottolineato che il presidente della Corte si è in particolare più volte soffermato sulla situazione del Tribunale Napoli Nord situato ad Aversa, nel Casertano, che, ancora oggi, malgrado sia il secondo tribunale del distretto ed il quarto d’Italia, non ha ancora beneficiato degli interventi che merita per la sua importanza. Sulla situazione dell’ufficio giudiziario normanno evidenziata da De Carolis abbiamo chiesto un commento all’ex senatore Pasquale Giuliano (nella foto), già sottosegretario alla Giustizia, “padre” del Tribunale Napoli Nord perché si deve proprio a lui la sua allocazione ad Aversa. – continua sotto –
Senatore, ha apprezzato l’intervento del presidente De Carolis sul Tribunale di Napoli Nord? «Moltissimo, e gliene sono molto grato. L’autorevole voce del presidente della Corte di Appello ha ancora una volta ufficializzato, con precisi dati statistici, che il Tribunale di Aversa soffre, ormai da troppo tempo, di una ingiustificata ed ingiustificabile penalizzazione, che, a mio avviso, non può non trovare giustificazione che in quella sorta di “ritorsione” da parte di quei settori che hanno sempre avversato quella che è stata una delle più significative innovazioni territoriali della geografia nazionale. De Carolis ha lanciato un’accusa precisa, allorché ha fatto presente che la carenza di personale rende il Tribunale di Napoli Nord un “unicum nel panorama nazionale, purtroppo in negativo”. Cos’altro si può aggiungere a questa ineludibile verità, se non quella di esprimere solidarietà e sostegno al presidente del Tribunale ed al procuratore della Repubblica, più volte intervenuti per segnalare tale allarmante emergenza, anche con i loro personali “pellegrinaggi” presso il Ministero per ottenere la “grazia” di un rafforzamento adeguato dell’organico? Io stesso, numerose volte, mi sono sgolato per sollecitare un immediato intervento riparatore. Così come molte volte, anche con dettagliate relazioni, è intervenuto il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati. Si tenga conto, peraltro, che, malgrado tali inaccettabili carenze, il Tribunale, grazie all’impegno di magistrati e personale amministrativo, vanta una produttività rilevantissima, la più alta in assoluto e paragonata ad altri uffici giudiziari del distretto. Alcuni dei quali, malgrado una popolazione da amministrare di gran lunga inferiore rispetto a quella del nostro circondario, circa un milione di abitanti, “godono” di un organico che è addirittura superiore a quello di Aversa». – continua sotto –
Ma perché su questa situazione di grave crisi gli esponenti della politica regionale o nazionale non hanno alzato la voce? «Bisogna chiederlo, e ne deve dar conto, a chi, in tutti questi anni, ha brillato per questa sua disonorevole assenza su un ufficio giudiziario di così rilevante importanza, in un territorio, per di più, come il nostro che ha la vitale necessità di avere visibili presidi di legalità. Il Tribunale è attivo ormai da sei anni ed era stato messo in condizioni di funzionare al meglio, perché fu predisposto un puntuale disegno normativo ed operativo per farlo partire con una pendenza zero, malgrado i rancorosi tentativi, per “affogarlo” in culla, di caricarlo di procedimenti pendenti presso altri tribunali. Sta di fatto che ora ha una pianta organica del tutto ingiustificatamente sottodimensionata e, malgrado ciò, per dirne una, a fronte della richiesta di un aumento di dieci Magistrati, ne è stato assegnato uno solo, senza considerare che, scandalosamente, sono tuttora vacanti ben 37 posti nel settore amministrativo. E’ mai possibile in questa situazione assicurare risposte di giustizia in tempi ragionevoli?». – continua sotto –
Ritiene che l’intervento del presidente De Carolis possa sortire effetti? «Quella di De Carolis, massimo rappresentante del distretto giudiziario, è una voce quanto mai autorevole e pertanto mi aspetto che sia ascoltata da coloro che hanno il dovere istituzionale di ascoltarla, soprattutto se si tiene conto dell’impegno da lui solennemente assunto nel corso della cerimonia di inaugurazione di richiedere una modifica della pianta organica in quanto, come ha letteralmente ha affermato, “la sua determinazione originaria …è avvenuta su previsioni che sono state smentite nei fatti dalla realtà quotidiana giudiziaria”. Certo è, comunque, che il suo più che apprezzabile intervento potrebbe (dovrebbe) essere affiancato da iniziative e sollecitazioni a livello parlamentare da parte di chi ha dimenticato di avere (sulla questione, in tutta evidenza, immeritatamente) ricevuto il mandato di rappresentare (anche, se non soprattutto) le necessità e le esigenze di questo territorio». – continua sotto –
Nel corso della cerimonia di inaugurazione, il dottor Michele Ciambellini, componente del Consiglio Superiore della Magistratura, ha anche trattato il tema, sul quale lei è intervenuto più volte e poco tempo fa anche sul nostro sito, e sul quale di recente si è intrattenuto anche il giornalista-scrittore Roberto Saviano, della crisi della borghesia, dalla quale provengono in gran parte i Magistrati. E’ d’accordo con l’analisi fatta da Ciambellino? «Quello della crisi (o scomparsa?) della borghesia è un tema sul quale più volte ho avuto occasione di esprimere la mia opinione e pertanto non può che farmi piacere che Ciambellini, richiamandosi al professor Vittorio Bachelet, indimenticato vicepresidente del Csm, barbaramente assassinato dalle brigate rosse, approdi sostanzialmente, in contrasto con l’ingiustificato disfattismo di Saviano, alle stesse mie conclusioni. In estrema sintesi, ritengo infatti che se la cosiddetta classe media riuscirà a riprendere coscienza di sé e delle sue migliori tradizioni, delle proprie responsabilità e della necessità di una sua attiva partecipazione, possa “risorgere” dalla sua disgregazione, tornare a produrre sviluppo e crescita e, conscia dei doveri che ha nel passato dignitosamente onorato, riuscire ancora ad assicurare al Paese leali ed efficienti suoi servitori».