La Guardia di Finanza di Rieti nei giorni scorsi ha proceduto al deposito di ulteriori “Comunicazioni di notizie di reato” nei confronti di 133 soggetti che, al fine dell’indebito ottenimento di contributi e/o di strutture abitative emergenziali, hanno dichiarato falsamente di dimorare stabilmente nei comuni di Accumoli e Amatrice in epoca precedente al sisma 2016. – continua sotto –
I militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Rieti, in ottemperanza al Protocollo d’intesa siglato tra il Comando Generale del Corpo ed il Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, volto a prevenire e contrastare condotte lesive degli interessi pubblici connessi alle misure di sostegno concesse alle popolazioni colpite dagli eventi sismici che avevano investito l’Italia Centrale nel periodo agosto 2016 – gennaio 2017, hanno svolto indagini di polizia giudiziaria finalizzate ad accertare eventuali condotte illegali commesse dai soggetti che avevano beneficiato delle misure di sostegno spettanti alle popolazioni colpite dagli eventi tellurici occorsi nelle zone del centro Italia. – continua sotto –
A seguito di specifiche deleghe rilasciate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Rieti e di autonomi spunti investigativi, venivano effettuati accertamenti, anche in sinergia con il Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie di Roma, tesi a verificare il possesso, da parte dei soggetti beneficiari, dei requisiti necessari per la corresponsione del contributo di autonoma sistemazione (Cas) e/o dell’ottenimento delle strutture abitative emergenziali (Sae). Al termine delle meticolose e articolate attività investigative, espletate attraverso l’analisi di copiosa documentazione e l’acquisizione di informazioni d’interesse presso gli Enti Locali di competenza, sono state, allo stato, esaminate complessivamente 173 posizioni, di cui ben 133 risultate irregolari. – continua sotto –
I soggetti interessati, infatti, avrebbero presentato ai Comuni di Amatrice e di Accumoli la domanda di Contributo per l’Autonoma Sistemazione e/o la domanda di Struttura Abitativa Emergenziale dichiarando falsamente di avere avuto – prima che avvenissero gli eventi sismici – la propria “abitazione principale, abituale e continuativa”, poi divenuta inagibile, nei Comuni terremotati, inducendo le competenti Amministrazioni comunali in errore sul possesso dei requisiti per accedere ai benefici. In tal modo hanno ottenuto l’indebita corresponsione di Cas per circa 500mila euro nonché l’illecita assegnazione di numero 97 Sae per un danno erariale stimato in complessivi 5 milioni e 482.500 euro. – continua sotto –
L’efficacia dell’azione di polizia giudiziaria svolta si è già tradotta, in chiave preventiva, nel recupero di ingenti somme elargite dai Comuni interessati a numerosi soggetti che, avuta contezza degli accertamenti in corso da parte dei Finanzieri, hanno proceduto alla “spontanea” restituzione dei contributi intascati. Tale condotta fornisce un chiaro segnale -da parte delle persone interessate – dell’acquisita consapevolezza circa la corretta ratio della normativa in argomento, tesa ad indennizzare esclusivamente i cittadini che, all’epoca dell’evento sismico, abitavano continuativamente nelle case poi dichiarate inagibili e non anche chi, in esse, aveva una mera residenza formale. Di tali “ravvedimenti” è stata interessata la competente autorità giudiziaria per una completa valutazione delle singole posizioni, proprio in ragione del corretto comportamento che, si auspica, possa essere adottato anche da altri beneficiari indagati.