I finanzieri del comando provinciale di Messina, nell’ambito dell’attività di polizia economica e finanziaria tesa alla vigilanza ed alla tutela del bilancio dello Stato, della Regione e degli Enti pubblici, hanno rilevato una serie di irregolarità nelle istanze presentate da parte di 260 richiedenti il “Buono Spesa” e altri benefici economici, quali “Sostegno alle locazioni” e “Buono baby sitting”, residenti a Messina e in tutta la provincia. – continua sotto –
L’attività ispettiva ha evidenziato come i responsabili, sulla scorta dei modelli di autocertificazione redatti dallo Stato o dai Comuni, avessero sottoscritto l’istanza di accesso all’intervento socio-assistenziale e le relative dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà, sostenendo di trovarsi nelle condizioni previste ed elencate negli appositi avvisi pubblici. Di contro, gli accertamenti posti in essere dalle Fiamme Gialle in tutta la provincia, che hanno preso in esame i dati autocertificati nelle richieste di erogazione dei contributi economici presentate e che, allo stato, ha riguardato circa 3.000 istanze da inizio pandemia, hanno evidenziato che diversi nuclei familiari percepivano forme di sostegno economico tra loro incompatibili, ovvero avessero indicato dati falsi o omesso informazioni dovute. – continua sotto –
Sulla scorta delle informazioni acquisite, pertanto, numerose autocertificazioni risultavano prive dei requisiti previsti nei relativi avvisi pubblici. Di qui l’emersione dei 260 indebiti percettori, di cui 40 venivano segnalati alle Procure della Repubblica di Messina, Barcellona Pozzo di Gotto e Patti, per il reato di indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato e falso in atto pubblico, mentre i rimanenti 220 soggetti venivano segnalati alle competenti Autorità per l’irrogazione delle previste sanzioni amministrative. In tale contesto, veniva parallelamente avviata anche l’azione amministrativa per il recupero delle somme già erogate, per oltre 37mila euro, su un totale di contributi allo stato controllati pari a circa 150mila euro, nonché inviata apposita segnalazione agli Enti erogatori per la decadenza dall’ammissione ai benefici richiesti. IN ALTO IL VIDEO