Si sono tenuti questa mattina, alla presenza del capo della Polizia, Lamberto Giannini, nella Basilica reale pontificia di San Francesco di Paola, a Napoli, i funerali solenni del sovrintendente capo Giovanni Vivenzio, deceduto 11 giorni dopo un grave incidente stradale che lo ha visto coinvolto mentre era in servizio. Alla cerimonia funebre, officiata dal cappellano della questura di Napoli Don Pasquale Matuozzo, nel rispetto delle disposizioni anti covid, hanno preso parte il questore di Napoli Alessandro Giuliano, i familiari del sovrintendente, i colleghi e gli amici più stretti. – continua sotto –
Avvolto nel tricolore, il feretro è stato accolto da un picchetto in armi, che ha reso gli onori prima dell’inizio della cerimonia funebre, durante la quale è stata letta la Preghiera a San Michele Arcangelo, Santo patrono della Polizia di Stato. Nel corso della funzione religiosa Giovanni è stato ricordato in un breve discorso dalla figlia Giada e dal questore Giuliano. “Con i suoi occhi sapeva comunicare più che con le parole. Devo accettare il fatto che non tornerai più a casa. Te ne sei andato senza salutarci ma mi consola solo il fatto che in quel momento stavi facendo quello che più amavi: il tuo lavoro in sella alla tua moto. Ma non ero preparata a questo momento, avevamo ancora tante cose da fare. Crescerò seguendo il tuo esempio. Il tuo altruismo è andato oltre, anche in tua assenza stai salvando la vita di 5 persone. Grazie per avermi guidato fino a qui”. Queste le parole con cui Giada, commossa, ha ricordato suo padre. – continua sotto –
Il questore Giuliano si è rivolto ai familiari di Giovanni “Non ci sono parole per un momento come questo ma sappiate che siamo e saremo sempre al vostro fianco. Caro Gianni in questi giorni ti ho conosciuto meglio. Ti ho conosciuto nello sguardo di tua moglie e delle tue figlie, nel loro dolore composto e nel loro estremo atto di generosità grazie al quale 5 persone vivranno. Ti ho conosciuto dai racconti dei tuoi colleghi. Ho visto con i miei occhi l’affetto e la confidenza che lega la tua famiglia. Il nostro lavoro così bello ma così difficile è fatto di atti di coraggio, come è stato nel tuo caso. Non sarai mai dimenticato”. – continua sotto –
Giovanni era un “Falco” del commissariato San Ferdinando della questura di Napoli e, a bordo della moto di servizio dava la caccia ai criminali nei vicoli della città; lo scorso 6 aprile, durante un inseguimento, è rimasto coinvolto in un incidente stradale che lo ha lasciato 11 giorni tra la vita e la morte: è deceduto a causa delle gravi lesioni riportate nell’impatto. Giovanni aveva 54 anni e da 31 era un poliziotto preparato e apprezzato da molti, ma era anche un marito e un padre amorevole. Lascia la moglie Enrichetta e le figlie Giada e Sara.