Guardia penitenziaria cesana assolta dal reato di calunnia

di Redazione

 CESA. Accusati di calunnia nei confronti di un avvocato di Benevento, sei agenti penitenziari sono stati assolti dalle accuse.

Il verdetto è giunto dal Tribunale di Roma, dove si è svolto il processo. Coinvolti in questa vicenda alcune guardie penitenziarie, tra cui Giuseppe Tiano, originario di Cesa, al momento in servizio presso la Casa Circondariale di Padova. Gli altri imputati erano Cosimo Tagliento di Sovizzo, Carmine Altieri, Luigi Corona, Saverio Fallarino, Eugenio Puggioni. Il processo siè tenuto dinanzi al Gup del tribunale capitolino che, all’esito dell’udienza preliminare, ha emessola sentenza di assoluzione.

La vicenda nasce alcuni anni or sono, quando gli agenti penitenziari, dopo aver dato mandato agli avvocati Erennio e Giovanni Carlo Parente per dei ricorsi al Tar, si videro recapitare parcelle elevate. Per cui presentarono tutti delle denunce nei confronti degli avvocati per truffa, falso e millantato credito. Gli avvocati, però, furono scagionati dalle accuse ed a loro volta presentarono denuncia nei confronti degli agenti. Il processo già ebbe ad essere trattato presso il Tribunale di Vicenda che, lo scorso giugno, si dichiarò, su eccezione dell’avvocato Enzo Guida, difensore del Tiano, incompetente trasmettendo gli atti al Tribunale di Roma.

L’altro giorno il Gup di Roma, dopo aver ascoltato le ragioni dei legali, ha sentenziato che non vi fu nessuna calunnia da parte degli agenti di polizia penitenziaria. Il gup di Roma ha dichiarato il non luogo a procedere perché il fatto non costituisce reato, nonostante il pm avesse chiesto il rinvio a giudizio. Gli imputati, difesi oltre che dall’avvocato Guida, anche dagli avvocati Andrea Bertollo ed Edda Grasselli, hanno dimostrato di non avere calunniato i due avvocati, ma di avere esercitato un’incalzante azione legale, senz’altro sopra le righe e ingiusta verso l’apporto professionale fornito dagli avvocati Parente per essere assunti di ruolo. Del resto, si trattava di ex militari in ferma volontaria nelle forze armate che avevano presentato domanda di assunzione nel corpo della polizia penitenziaria.

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