E’ accusato di omicidio stradale e resistenza a pubblico ufficiale il 26enne casertano, A.P., originario di Baia e Latina, che nella mattinata di venerdì 18 giugno, alla guida di un camion, ha investito e ucciso il sindacalista Adil Belakhdim, 37 anni, rappresentante del Si Cobas Lavoratori Autorganizzati, durante uno sciopero all’esterno del magazzino della catena di supermercati Lidl a Biandrate, in via Guido il Grande, in provincia di Novara. Adil, sposato, lascia moglie e due figli di 4 e 6 anni. – continua sotto –
La ricostruzione – Intorno alle 7 del mattino una rappresentanza di 15 sindacalisti del Si Cobas si presentava davanti all’ingresso del centro distribuzione. Verso le 7.30, mentre gli attivisti erano davanti agli accessi della filiale, il 26enne casertano, camionista che lavora per conto di una ditta esterna incaricata da Lidl, incolonnato dietro ad altri mezzi sulla corsia di uscita e spazientito dall’attesa, improvvisamente imboccava contromano la corsia d’entrata, muovendo il mezzo con ripetute accelerazioni, nonostante i manifestanti si trovassero davanti a lui e gridassero battendo le mani sulla cabina motrice per convincerlo a fermarsi. Nello stesso tempo due agenti della Digos della polizia di Novara, presenti sul posto, gli intimavano l’alt mostrando il tesserino di riconoscimento, ma l’autista continuava la propria marcia, procedendo a scatti. Superati i cancelli, svoltava a destra per immettersi sulla carreggiata, costringendo i manifestanti davanti al mezzo a spostarsi per non essere travolti. Nel corso di questa manovra, Belakhdim – che si trovava davanti al veicolo assieme ai compagni – veniva scaraventato a terra per cause ancora da accertare, venendo travolto dalle ruote del mezzo. Il conducente, a quel punto, si è allontanava a tutta velocità dal centro di distribuzione e raggiungeva il casello autostradale di Novara Ovest, sull’autostrada A4. Lì si costituiva con una telefonata al 112 e veniva raggiunto e arrestato da carabinieri e polizia. Il camionista, che vive a Caserta insieme alla compagna e alla loro bambina, ha passato la notte in carcere e sarà ascoltato dagli inquirenti nel corso dell’udienza di convalida del fermo. – continua sotto –
SiCobas: “Ucciso” – Chi era presente alla manifestazione e ha assistito all’accaduto, parla di un investimento volontario. Si Cobas, in una nota, ha scritto: “Ucciso da un camion il nostro Coordinatore dei SiCobas Novara Adil durante lo sciopero nazionale in corso alla Lidl di Biandrate. A differenza di quanto sta girando sulla stampa, il camion ha forzato il presidio all’esterno del magazzino investendo i lavoratori, tra cui Adil”. – continua sotto –
Chi era Adil – Originario del Marocco, Adil era arrivato in Italia per farsi una nuova vita e ci era riuscito. Aveva sposato Lucia, pugliese, di Molfetta, conosciuta durante gli studi a Milano. Entrambi risiedevano a Vizzolo Predabissi, in provincia di Milano. La donna, venerdì, al momento dell’incidente, si trovava proprio in Marocco, a casa dei suoceri, insieme ai due figli di 4 e 6 anni. Lei cattolica e lui musulmano, si erano incontrati all’università e innamorati. Lei, nonostante il parere contrario della famiglia d’origine, si era convertita all’Islam. Poi la laurea, il matrimonio e l’arrivo dei bimbi. “Unire i lavoratori di tutte le nazionalità nelle lotte che portava avanti”. Era il sogno di Adil Belakhdim, il sindacalista morto investito da un camion a Novara. Lo racconta all’Agi Mauro Tagliabue, che è stato prima avvocato di Adil e poi ha partecipato a numerosi incontri sindacali assieme a lui dopo che il 37enne marocchino ha intrapreso questa strada. “L’ho difeso quando era operaio della Tnt (a Peschiera Borromeo, ndr.) – ricorda Tagliabue – in una causa collettiva contro varie cooperative che non pagavano le retribuzioni dovute. I lavoratori della logistica non sono quasi mai assunti dai committenti, ma dalle cooperative. Poi ha deciso di diventare delegato sindacale e aveva dimostrato di avere tutte le qualità per farlo. Era molto serio e capace di tenere insieme e incitare i lavoratori. Sapeva di avere a che fare con società che, se andava bene, erano evasori fiscali, se andava male legate a organizzazioni criminali. Sapeva di fare un lavoro rischioso. Di certo però non mi sarei immaginato una simile tragedia”.