A 17 anni di distanza viene archiviata senza colpevoli, per la seconda volta, dopo essere stata riaperta nell’aprile 2019, l’inchiesta sulla morte di Romina Del Gaudio, la 19enne napoletana dei Camaldoli scomparsa il 4 giugno 2004 e ritrovata morta il successivo 21 luglio nelle campagne di San Tammaro, nel Casertano, nei dintorni della Reggia di Carditello. Dopo la morte della mamma di Romina, Grazia Gallo, avvenuta sei anni fa, il testimone era passato allo zio Ciro per chiedere con insistenza di far luce su quanto era accaduto alla ragazza. Ma nessuna traccia del colpevole. Intanto, il padre di Romina, Gennaro Del Gaudio, si sarebbe trasferito in Germania da diversi anni e di lui non si è saputo più nulla. – continua sotto –
La mattina del 4 giugno 2004 Romina, promoter di una nota compagnia telefonica, era partita da Napoli per Aversa per vendere, porta a porta, dei contratti telefonici. Assieme a lei c’erano altri colleghi. Alle 10.30, dopo la consumazione in un bar di piazza Municipio, il gruppo si divideva per recarsi ognuno nelle zone assegnate, dandosi appuntamento per le 14. Romina, però, non tornava e non rispondeva più al cellulare. Un mese e mezzo dopo sarebbe stata ritrovata a Carditello, in un bosco, uccisa con due colpi di pistola alla testa dopo aver subito, forse, una violenza sessuale. – continua sotto –
Già nell’aprile 2011 si era parlato di un presunto coinvolgimento della camorra, ovvero del clan dei casalesi. La madre di Romina, durante la trasmissione “Chi l’ha visto?”, disse di non credere che quel corpo fosse della figlia e chiese l’esame del Dna a distanza, allora, di 7 anni. Alla redazione del programma di Rai3 arrivò qualche giorno prima anche una lettera anonima, in cui una ragazza di 26 anni, che preferì restare anonima, scrisse di aver notato Romina nel giorno della sua scomparsa ad Aversa, dove si trovava per vendere contratti telefonici, seduta su una panchina di piazza Magenta (zona cosiddetta “Fuori Sant’Anna”, ndr.) verso le 14.30 – 15, e che un’auto, di colore grigio scuro, era ferma davanti a lei e l’uomo al volante diceva alla 19enne: “Sali in macchina che ti do un passaggio, che ti costa?”. Quell’uomo aveva un tono di voce molto strano, scrisse l’autrice della lettera. Poco distante c’era un altro uomo che diceva al guidatore: “Fai presto”. Quest’ultimo gli rispose: “Stai zitto papà, aspetta”. – continua sotto –
Anche sul corpo ritrovato la madre di Romina si nutrivano dubbi. I resti erano costituiti solo da ossa, qualche capello, alcuni denti e una cassa toracica. Secondo la madre di Romina, la cassa toracica rinvenuta era troppo grande per l’esile fisico della figlia, ritenendo che dietro la scomparsa ci fosse il clan dei casalesi che, a suo avviso, avrebbe riesumato i resti di un vecchio cadavere facendoli passare per quelli della 19enne. La madre della ragazza aveva più volte sostenuto che la figlia era stata rapita perché, al momento della scomparsa, il padre doveva testimoniare in Germania in un processo relativo ad una truffa di circa 150 milioni di vecchie lire. Inchiesta in cui sarebbero stati coinvolti personaggi legati al clan camorristico casertano. Tante ombre, numerosi dubbi, ma tutto si è risolto nell’ennesima archiviazione dell’inchiesta.