Nella giornata del 24 luglio i carabinieri forestali della stazione di Pietramelara e della stazione territoriale di Vairano Patenora, su disposizione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere hanno eseguito un’ordinanza di sequestro preventivo nei confronti del sindaco di Pietramelara, Pasquale Di Fruscio, del legale rappresentante della società “Tma SrI”, gestore di fatto dell’impianto di depurazione comunale fino ad aprile 2020, e del proprietario del terreno adiacente il depuratore, in località Rivolo Pontevecchio-Masseria Sferracavalli, dove venivano raccolti e smaltiti i rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi per la presenza di amianto, provenienti dalla pulizia del canale di scolo delle acque dei depuratore. – continua sotto –
L’adozione del provvedimento si è resa necessaria in quanto M.M., titolare della società di gestione, in concorso con il sindaco, secondo la procura non avrebbe effettuato i dovuti controlli e manutenzioni, immettendo le acque non correttamente depurate dell’impianto direttamente nel Rivolo Pontevecchio, compromettendone e deteriorandone le acque per la presenza di elevati valori di escherichia coli e di azoto nitroso. Il 27 febbraio 2019 i valori accettati di escherichia coli erano pari a 500.000 FC/100mL, superando il limite dell’atto autorizzativo pari a 5.000 UFC/ mL, e il 28 luglio 2020 il valore di escherichia coli era pari a 26.000 UFC/100tnL, superando il limite di 5.000 UFC/100mL, mentre e la concentrazione di azoto nitroso era pari a 1,09 mg/L, superando il limite stabilito di 0,6 mg/L. Inoltre, sempre secondo le risultanze investigative, gli indagati “immettevano nel fiume Rivolo Pontevecchio acque non correttamente depurate provenienti dall’impianto di deputazione della rete fognaria del Comune di Pietramelara contenenti sostanze inquinanti atte ad imbrattare e molestare le persone della zona circostante l’impianto”. E “determinavano il danneggiamento di beni pubblici, ovvero la matrice ambientale acqua, il Rivolo Pontevecchio, rendendo la relativa acqua inidonea all’uso umano ed all’uso irriguo”. – continua sotto –
Nei confronti del sindaco e del gestore anche l’accusa di svolgere “attività di raccolta e smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi costituiti dai fanghi prodotti dalla vagliatura delle acque del depuratore, accantonandoli illecitamente all’interno dell’impianto per oltre un anno”. Mentre il sindaco e il proprietario del terreno adiacente il depuratore, avrebbero svolto “attività di raccolta e smaltimento di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi per la presenza di amianto, provenienti dalla pulizia del canale di scolo delle acque del depuratore, posizionandoli sul terreno che veniva utilizzato per la produzione di granturco”. Il titolare della società di gestione, in forza del contratto stipulato con il Comune il 10 febbraio 2015, “non effettuava una corretta manutenzione e non effettuava i controlli mensili sulle acque per il rispetto dei parametri previsti dalla normativa”. – continua sotto –
L’indagine ha preso spunto da una comunicazione di notizia di reato del 20 marzo 2019 del personale dell’Arpac che segnalava gli esiti dei controlli effettuati il 27 febbraio 2019 al depuratore comunale di Pietramelara, compiuti alla presenza del sindaco e del legale rappresentante della società di gestione. Durante il sopralluogo venivano riscontrate una serie di criticità dell’impianto, in particolare: “Il mancato funzionamento dello sfioratore di piena, il guasto dello sgrigliatore, la mancanza di un campionatore automatico per il controllo medio composito nell’arco delle 24 ore, nonché la presenza di un canone per la raccolta dei fanghi prodotti dalla vagliatura delle acque del depuratore”. Inoltre, effettuati i controlli chimici sui campioni di acque prelevate, si accertava che “i valori di escherichia coli erano pari a 500.000 1)FC/100mL, superando abbondantemente il limite previsto dall’atto autorizzativo pari a 5.000 UFC/I00mL”. – continua sotto –
In data 7 novembre 2019 veniva nominato dalla Procura un consulente tecnico, al fine di accertare la funzionalità e corretta manutenzione dell’impianto di depurazione di Pietramelara, nonché le modalità di gestione dei relativi rifiuti e del loro smaltimento. Acquisita la relazione peritale del consulente, che confermava pienamente le risultanze del personale dell’Arpac e, successivamente, dettava anche specifiche prescrizioni finalizzate a ripristinare la piena ed efficace funzionalità dell’impianto, veniva redatta un’ulteriore delega d’indagini per acquisire tutta la documentazione relativa al depuratore comunale di Pietramelara e per evidenziare i rimedi da adottare per la corretta manutenzione e il ripristino dell’impianto. Valutata tutta la documentazione acquisita agli atti, in data 18 maggio 2020 veniva disposto un ulteriore sopralluogo e campionamento delle acque da parte dcl personale dell’Arpac, trattandosi di accertamento irripetibile. Ancora una volta, al momento del sopralluogo del 28 luglio 2020, venivano riscontrate “numerose criticità relative al mancato funzionamento dello sfioratore, al guasto dello sgrigliatore, la mancanza di un campionatore automatico sulle 24 ore, la mancata predisposizione degli interventi da effettuare in caso d’interruzione temporanea o malfunzionamento dell’impianto, nonché l’allarmante valore di Escherichia Coli e di azoto nitroso nelle acque prelevate”. In particolare, venivano riscontrato “il valore di Escherichia Coli pari a 26.000 UFC/100mL, superando il limite di 5.000 UFC/100mL ed una concentrazione di azoto nitroso pari a 1,09 mg/L, superando il limite stabilito di 0,6 mg/L”. – continua sotto –
In occasione del sopralluogo del 28 luglio 2020 i carabinieri forestali di Pietramelara accertavano anche che “il canale di scolo dove defluivano le acque del depuratore era stato di recente ripulito dalle erbe infestanti e scavato per migliorarne il deflusso, accatastando poi il predetto materiale raccolto sulle proprietà confinanti con il canale; operazioni compiute su disposizione del Comune di Pietramelara che, senza autorizzazione alcuna, né analisi preventiva del terreno e del materiale depositato, vi provvedeva d’urgenza per liberare il corso delle acque del depuratore proprio prima del disposto sopralluogo del 28 luglio 2020. Venivano rinvenuti circa 300 me di materiale eterogeneo composto di terra di colore molto scuro, misto a rifiuti vetrosi e pani di plastica di varie dimensioni, provenienti dallo sbocco del depuratore e prevalentemente riversati sul terreno di proprietà di un privato, sul quale vi era una coltivazione di granturco, occupando un’area di circa 200 metri quadrati, con cumuli alti fino ad un massimo di 1,5 metri”. – continua sotto –
Pertanto, i forestali procedevano al sequestro dell’area, mentre il sito veniva caratterizzato dall’Arpac che individuava non solo la presenza di rifiuti speciali non pericolosi di diverse tipologie ma anche presenza di amianto. Da qui la decisione della Procura di Santa Maria Capua Vetere di chiedere, ed ottenere dal giudice per le indagini preliminari, il sequestro dell’impianto.