Cesa (Caserta) – Dolore, tanto dolore. Davanti ai bar di Cesa, dove stazionano soprattutto pensionati, non si fa che parlare di quanto avvenuto poche ore prima. Un uomo riverso a terra dopo un alterco per cause che i carabinieri devono ancora accertare. Un uomo lasciato sul marciapiede davanti ad un bar chiuso da un altro che, forse, impaurito, è scappato senza capire cosa fosse realmente accaduto. – continua sotto –
Quale che sia la causa, quali siano state le modalità della morte del 36enne Angelo Marino, l’unico sentimento che si percepisce a Cesa, il piccolo centro alle porte di Aversa, è quello del dolore infinito per una morte che, forse, si poteva evitare, se solo la vittima fosse stata assistita, seguita in maniera diversa, non limitandosi le istituzioni a punirla con il carcere. Angelo, infatti, era uscito dalla prigione solo qualche giorno prima, ma non era certamente un delinquente, più che altro uno sfortunato che i casi della vita non avevano certamente aiutato.
Portavoce di questo sentimento la cugina Ilia. «Lo so che nessuno ti ricorderà con affetto, nessuno ti dedicherà belle parole, come in genere si fa con chi muore precocemente e inaspettatamente a 36 anni», ha scritto sui social la giovane, per poi continuare con un forte accento di dolore: «Non eri considerato parte della società, eri un ragazzo problematico di quelli emarginati, quelli da evitare. “Ha compiuto un reato, è tossicodipendente, alcolizzato, malato di mente” si diceva in paese. E ancora una volta sempre di più emarginato». «Spero – ha concluso la giovane donna – che almeno che nella legge di Dio non esista l’emarginazione del colpevole. La civiltà di un paese si misura da come tratta gli ultimi della società, che sono solo uomini normali solamente più sfortunati. Non meritavi di finire così, nessuno lo merita. Oggi abbiamo perso tutti”».
Molti sottolineano come ci sia disperazione in due famiglie, quella della vittima e quella del suo presunto assassino, il 22enne marocchino (Aymane Tazi, ndr.), residente a Cesa, sottoposto a fermo con l’ipotesi di reato di omicidio preterintenzionale. Ma l’immigrato non sembra destinatario di critiche e neppure oggetto di propositi di vendette. A scontrarsi due solitudini, due sofferenze. E’ stato sufficienza un nonnulla, una scintilla per far scoppiare la tragedia che sicuramente nessuno dei due avrebbe voluto. Lo dimostra anche il fatto che il 22enne che si è scontrato con Angelo Marino si è consegnato ai carabinieri del luogo dopo qualche ora, quando ha saputo che per il 36enne non c’era più nulla da fare. Che era avvenuto l’irreparabile. – continua sotto –
Il sindaco Enzo Guida si fa portavoce di questo sentimento di dolore e invita al silenzio, alla riflessione per capire dove la comunità ha sbagliato e cosa può fare per evitare simili tragedie in futuro. «E’ una vicenda spiacevole e dolorosa – afferma il primo cittadino cesano – che ha colpito l’intera comunità. In questi casi sembra che tutte le parole assumano il carattere del superfluo. Di fronte a certi drammi, è meglio il silenzio e la riflessione. Interroghiamoci tutti se, come collettività, abbiamo messo tutto quello che è in nostro potere e dovere per evitare simili tragedie».
L’episodio – Secondo quanto finora ricostruito, nella tarda serata del 29 settembre i due erano davanti ad un bar di piazzetta De Giorgi, intorno alle 22.30, insieme ad altre persone, quando cominciavano prima ad insultarsi e poi a picchiarsi. All’improvviso Marino crollava al suolo. Sul posto giungeva un’ambulanza: i sanitari provavano a praticare un massaggio cardiaco ma per il 36enne non c’era ormai nulla da fare (su questo punto i familiari lamentano l’arrivo tardivo dei soccorsi: “Arrivati dopo quasi 40 minuti, e non 15 come riportato da alcuni giornali”, ndr.). Poco dopo si costituiva dai carabinieri il 22enne marocchino. Non è chiaro se il decesso di Marino sia legato alle percosse subite o ad un malore. A stabilirlo saranno le indagini e l’esame autoptico. Sono in corso accertamenti, tramite l’analisi di filmati di videosorveglianza della zona, per capire se alla lite abbiano partecipato anche altre persone. Residente a Casandrino, cittadina napoletana a pochi chilometri da Cesa, Marino era uscito qualche giorno prima dal carcere e si trovava nel piccolo centro dell’agro aversano ospitato da alcuni familiari.