“Da Terra dei Fuochi a Terra di Eccellenze”. E’ lo slogan coniato dai sindaci dell’Agro Aversano e di alcuni comuni dell’area a nord di Napoli che, in una riunione tenutasi insieme al vescovo della Diocesi di Aversa, monsignor Angelo Spinillo, e al comitato Kosmos – Ambiente e Salute, hanno deciso di unire le forze per fronteggiare insieme, con inedito spirito di collaborazione e con azioni comuni di pressione e rivendicazioni, le gravi emergenze ambientali e sociali che attanagliano il loro territorio, tristemente conosciuto come “Terra dei Fuochi”. – continua sotto –
E’ nata, quindi, una “Consulta permanente intercomunale e interistituzionale”, in via di costituzione formale; un “patto di azioni”, che parte dal basso, tra i protagonisti che vivono ogni giorno, direttamente sul territorio, i disagi e le sofferenze dei cittadini legati alle questioni ambientali, alla salute e al degrado sociale della maggior parte del territorio. Una decisione comunicata al presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, ai ministri della Transizione Ecologica, Cingolani, e dell’Interno, Lamorgese, nonché a deputati e senatori della Campania, Regione, Città Metropolitana di Napoli e Provincia di Caserta.
Iniziativa che segue l’atto di protesta dei sindaci aversani, condivisa da diversi colleghi del nord napoletano, costituito dalla mancata sottoscrizione, lo scorso novembre, dell’ennesimo protocollo sulla “Terra dei Fuochi” con l’Incaricato di Governo. “Pur apprezzando gli sforzi fatti, sono state disattese finora le nostre richieste che riguardano l’aumento di agenti della Polizia municipale e fondi per i controlli, in particolare per quanto riguarda la videosorveglianza”, dichiarava in proposito il sindaco di Carinaro, Nicola Affinito, sottolineando: “Siamo stati chiari, ribadendo che il protocollo è inutile, contenendo al suo interno compiti per noi che sono già previsti dalla normativa vigente. Il problema è quello dei fondi. Ed è anche per questo che non possiamo accettare di sottoscrivere un documento che non risolve il problema”.
Oggi a siglare il patto, che a breve sicuramente avrà ulteriori adesioni, sono stati i sindaci casertani di Aversa (Alfonso Golia), Carinaro (Nicola Affinito), Casaluce (Francesco Luongo), Casal di Principe (Renato Natale), Casapesenna (Marcello De Rosa), Cesa (Enzo Guida), Frignano (Lucio Santarpia), Gricignano (Vincenzo Santagata), Lusciano (Nicola Esposito), Orta di Atella (Vincenzo Gaudino), Parete (Gino Pellegrino), Sant’Arpino (Ernesto Di Mattia), San Marcellino (Anacleto Colombiano), San Cipriano d’Aversa (Vincenzo Caterino), Succivo (Salvatore Papa), Trentola Ducenta (Michele Apicella), Teverola (Tommaso Barbato), Villa di Briano (Luigi Della Corte), Villa Literno (Valerio Di Fraia), e i sindaci napoletani di Arzano (Vincenza Aruta), Caivano (Vincenzo Falco), Cardito (Giuseppe Cirillo), Casandrino (Rosa Marrazzo), Casoria (Raffaele Bene), Crispano (Michele Emiliano), Frattamaggiore (Marcantonio Del Prete), Frattaminore (Giuseppe Bencivenga), Grumo Nevano (Aldo Chiacchio). – continua sotto –
Dopo aver elogiato l’impegno della Chiesa di Aversa, con il suo pastore Spinillo, e della Conferenza dei Vescovi Campania, presieduta da monsignor Antonio Di Donna, nella lettera trasmessa agli organi di governo nazionali e locali viene ribadito come “in diverse sedi istituzionali e in momenti diversi, i sindaci, e con modalità diverse anche con manifestazioni pubbliche di proteste i comitati cittadini, hanno fatto sentire la loro voce con scarsi risultati e promesse disattese da parte degli organismi regionali e statali. Sono state formulate al Ministero dell’Ambiente (oggi della Transizione ecologica) e al Ministero dell’Interno proposte sulla gestione e sui traffici dei rifiuti che, se fossero state accolte e messe in pratica, oggi saremmo a un punto di svolta sull’azione di contrasto al fenomeno dei roghi tossici, ma soprattutto staremmo vivendo un’importante inversione di tendenza, anche in termini di sviluppo positivo della vasta area interessata a tali fenomeni”.
Per i sindaci e gli attivisti, tuttavia, “è arrivato il momento di porre in essere tutte quelle azioni necessarie a debellare il fenomeno, soprattutto sul fronte repressivo e dei controlli sulle aziende che lavorano in nero e non solo, i cui rifiuti sono, dunque, destinati a un circuito illegale di smaltimento o non sono sufficientemente tracciati e sottoposti a controlli efficienti e puntuali da parte degli organismi preposti. Sono tanti i rifiuti che, da uno pseudo ‘circuito legale’ di raccolta, vanno ad alimentare traffici e smaltimenti illegali, dove la combustione spesso è la soluzione più praticata e diffusa”.
Ma viene evidenziato, inoltre, come sia arrivato anche il momento per il territorio e per i cittadini che lo popolano, di vivere un processo di sviluppo con una vera conversione ecologica e una vera riqualificazione culturale e sociale. “L’esperienza delle azioni congiunte di II livello con i Comuni e la Polizia locale – continuano i sottoscrittori dell’accordo – ci dice che il metodo è corretto, ma evidentemente non risolutivo. In tale difficile contesto è assolutamente indispensabile che vadano potenziati i controlli preventivi per ridurre a monte il fenomeno, che ormai ha assunto dimensioni preoccupanti. Ma, nello stesso momento, si rendono indispensabili i potenziamenti degli organici, abbondantemente deficitari, della Polizia Municipale”. – continua sotto –
“Questo contesto ‘perennemente emergenziale’ e di degrado ambientale diffuso – si legge ancora – vede ormai il territorio aversano e quello dei comuni a nord di Napoli solo come luogo di destinazione di rifiuti di ogni genere, ‘legali’ e illegali, sia nella forma di impianti di rifiuti autorizzati sia in quella di discariche illegali. Tutto ciò ha portato all’esasperazione la popolazione, costretta a vivere nel degrado con Sindaci disarmati ed esposti a responsabilità non derivanti dalla loro volontà. Serve una moratoria ambientale, la rivisitazione generale della legislazione di riferimento per la “terra dei fuochi” e una serie di azioni concrete con l’intervento dei livelli superiori delle istituzioni (Regione, Governo Nazionale e Parlamento), che vengono richieste in maniera perentoria da chi, ogni giorno, vive nelle Istituzioni e tra la popolazione esasperata”.
Queste le principali richieste:
- Moratoria per tutti gli impianti privati e pubblici potenzialmente inquinanti e pericolosi. Nessun impianto di rifiuti, di nessun genere, deve essere previsto sui nostri territori, fino a che le matrici ambientali non siano finalmente risanate, fatte salve le iniziative dei singoli Comuni per la realizzazione di impianti a supporto delle raccolte differenziate (isole ecologiche) e di impianti aerobici di compostaggio.
- Serve un efficiente sistema di videosorveglianza, che copra l’intero territorio interessato dal fenomeno in argomento, al fine di individuare tempestivamente gli sversamenti illeciti e il connesso fenomeno dei roghi. Un sistema di videosorveglianza in funzione ambientale e di pubblica sicurezza progettato, finanziato, costruito e gestito innanzitutto dal Ministero dell’Interno, quindi con i terminali controllati in primis dalle forze dell’ordine e poi dalla Polizia Municipale.
- Il lavoro e gli sforzi fatti dall’Esercito, sotto la guida dell’Incaricato, prefetto Romano, hanno bisogno di un ulteriore sviluppo verso una maggiore operatività con l’innesto di ulteriore personale con poteri di Polizia Giudiziaria;
- Si rende indispensabile rafforzare gli organici delle varie forze di polizia e istituire un Nucleo Speciale Interforze e di Intelligence, destinato esclusivamente al contrasto, prevenzione e repressione del fenomeno degli illeciti commessi nel campo dei traffici dei rifiuti urbani, speciali e industriali. Vanno messe in atto azioni di Intelligence per penetrare il fenomeno criminale dell’abbandono indiscriminato di rifiuti di ogni genere, e per penetrare gli illeciti commessi spesso da impianti e operatori “legalmente autorizzati” al trattamento dei rifiuti.
- Maggiore capacità di controllo da parte delle Asl e dell’Arpac sull’operato, la sicurezza e la prevenzione degli impianti industriali e di trattamento dei rifiuti, che generano le cosiddette “puzze”. In tempi recenti, inoltre, troppi i roghi di interi complessi, in particolare quelli di stoccaggio di plastiche e altri materiali facilmente infiammabili, stranamente privi sistemi di spegnimento adeguati.
- Procedere tempestivamente alle bonifiche di tutti i siti inquinati, seguendo lo schema e la facilitazione dell’Accordo di programma sottoscritto dal Ministero dell’Ambiente e dalla Prefettura di Napoli.
- Procedere alla variazione normativa sulla responsabilità dei Comuni e, quindi, dei sindaci, sulla mancata rimozione dei rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi, tossici e nocivi, provenienti da industrie e lavorazioni artigianali, abbandonati illecitamente sul territorio comunale.
- Replicare l’esperienza della convenzione con il consorzio “Ecopneus” anche per altre tipologie di rifiuti, al fine di procedere alla tempestiva caratterizzazione degli stessi e al loro doveroso conferimento in impianti autorizzati a cura e spese della Regione o dello Stato.
- Servono assolutamente finanziamenti, col Pnrr, di progetti di riqualificazione ambientale, culturale, urbana e di inclusione sociale, secondo una programmazione collettiva che concentri le azioni su poche e significative idee. Bisogna che si proceda all’eliminazione dei vari “ghetti” ambientali e sociali, promuovendo la crescita del territorio, affinché non sia più identificato come “terra dei fuochi”, ma come “terra di eccellenze”, che esistono e che attualmente sono mortificate. In questo contesto, occorre che si apra un tavolo di confronto, anche tecnico, che affronti e scriva la parola fine, con una soluzione definitiva, alle ecoballe stoccate a Caivano e Taverna del Re nei territori dei comuni di Giugliano e Villa Literno.
- Bisogna determinare soluzioni a breve, medio e lungo termine per una mobilità (possibilmente sostenibile) dei lavoratori e degli studenti, a cui risulta sempre più difficile raggiungere le città capoluogo e gli snodi ferroviari più importanti.
- Si deve procedere a deroghe sulle assunzioni (sostenute economicamente per almeno cinque anni dallo Stato) di tecnici, ragionieri e Polizia municipale per consentire ai comuni almeno la minima operatività.