Una piazza di spaccio gestita da detenuti è stata scoperta all’interno della casa circondariale di Napoli-Secondigliano. E’ quanto emerge da una inchiesta dei carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Napoli, in collaborazione con il Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, nell’ambito della quale sono state notificate misure cautelari nei confronti di 26 indagati. Convolti anche quattro agenti della polizia penitenziaria. Le accuse sono, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti e corruzione per commettere atti contrari ai doveri d’ufficio. – continua sotto –
Secondo gli inquirenti, gli agenti della Polizia Penitenziaria arrestati oggi si sarebbero fatti corrompere per consentire l’introduzione nel carcere dello stupefacente e di cellulari, e anche per favorire lo spostamento dei detenuti all’interno della struttura carceraria agevolando la sistemazione nelle stesse celle di appartenenti al medesimo sodalizio. Per un agente, attualmente in pensione ma in servizio all’epoca dei fatti contestati, il gip di Napoli ha disposto il carcere mentre agli altri tre sono stati notificati gli arresti domiciliari.
L’indagine, coordinata dai sostituti procuratori antimafia Luigi Landolfi e Simona Rossi, ha permesso di raccogliere plurime fonti di prova, anche a riscontro delle dichiarazioni rese da più collaboratori di giustizia, circa l’esistenza di una piazza di spaccio all’interno della Casa Circondariale di Napoli – Secondigliano, gestita da detenuti mediante il commercio di sostanze stupefacenti di vario tipo (cocaina, hashish e marijuana) introdotte nell’istituto penitenziario. I carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Napoli e dal Nucleo Investigativo Centrale del Corpo della Polizia Penitenziaria hanno notificato misure cautelari tra Napoli, Frosinone e Salerno nonché presso le Case Circondariali di Napoli, Campobasso, Cosenza, Fossombrone (Pesaro e Urbino), Spoleto (Pescara), Voghera (Pavia), Saluzzo (Cuneo), Tolmezzo (Udine) e Trapani.
Tra i destinatari moltissimi elementi di spicco della criminalità organizzata, come Antonio Napoletano, detto “o’ nannone”, il giovanissimo baby boss del clan Sibillo, attualmente detenuto a Fossombrone; o esponenti della criminalità organizza del quartiere Soccavo di Napoli, come i cugini Alfredo Vigilia Junior (detenuto nel carcere di Tolmezzo), 28 anni, e Pasquale Vigilia (detenuto a Cosenza), 34 anni. Otto persone raggiunte dalle misure cautelari non sono detenute ma ritenute appartenenti ai clan. – continua sotto –
“Di fronte a fatti del genere – commenta il Reggente Capo del Dap, Roberto Tartaglia – sui quali auspico che si arrivi presto ad accertare tutti i profili di responsabilità dei soggetti coinvolti, il Dap, d’accordo con la Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, esprime ferma condanna verso chi non rispetta i valori e la dignità dell’uniforme che indossa e dell’istituzione che rappresenta”. “E voglio per questo ringraziare, a nome anche della Ministra e di tutta l’Amministrazione, il personale di Polizia Penitenziaria del Nucleo Investigativo Centrale e delle sue articolazioni regionali (Nir) che ha contribuito con il suo prezioso apporto nella fase delle indagini a fare emergere il sistema criminale che gestiva lo spaccio in carcere. A dimostrazione – conclude Tartaglia – che il Corpo dispone degli anticorpi idonei a individuare e perseguire la corruzione al proprio interno”.