PIEDIMONTE MATESE. Com’è cambiata la figura del medico nel corso del tempo? E che tipo di rapporto dovrebbe esserci con il paziente? Questi i quesiti centrali del convegno tenutosi nella sala multimediale del palazzo vescovile di Piedimonte Matese, promosso dall’A.m.c.i. – Associazione Medici Cattolici Italiani …
… e dalla stessa diocesi di Alife-Caiazzo, dal titolo “Ospedale, parrocchia e territorio: luoghi di promozione della salute”. «Oggi il medico non si relaziona più col malato, ma con la malattia», ha detto il dott. Olimpio Guerriero, primario del reparto chirurgia dell’ospedale civile del capoluogo matesino, presente all’incontro assieme al dott. Giuseppe Buonpane, don Andrea De Vico e il vescovo della Diocesi Alife-Caiazzo S.E. Mons. Pietro Farina, mettendo in luce la necessità di un cambiamento nel sistema sanitario, volto a migliorare l’accoglienza del paziente all’interno delle strutture mediche. “Umanizzazione” sembra essere la parola chiave in quel «passaggio dal curare al prendersi cura», per un processo di recupero della dignità della persona, tenendo ben presente però che «questo richiede uno sforzo da parte di tutti, un vero e proprio cambiamento culturale», ha sottolineato il dott. Guerriero. Si è di conseguenza parlato dei modi in cui tale umanizzazione può essere messa in pratica, dalla semplice presenza dei familiari del malato alle nuove attività dal valore terapeutico, come la presenza di musica, animali e clown, valide soprattutto per i più piccoli. Perché dopo tutto, nel decorso di una malattia, specie se grave, anche solo un semplice sorriso o una pacca sulla spalla da parte del medico possono essere d’incoraggiamento e conforto. Anche il vescovo, nel saluto finale al pubblico, ha evidenziato la centralità dell’uomo nell’attività della pastorale diocesana per la salute.
Pietro Rossi