“Guerra Ucraina-Russia: se uccidere Putin è l’unica via d’uscita”. E’ il titolo dell’articolo di Domenico Quirico, storico inviato di guerra, pubblicato nei giorni scorsi sul quotidiano “La Stampa” che ha fatto insorgere l’ambasciatore russo in Italia, Sergey Ravoz, il quale ha sporto querela alla Procura di Roma per l’ipotesi di reato di “istigazione a delinquere”. – continua sotto –
“Non c’è bisogno di dire – ha commentato Ravoz – che questo è fuori dall’etica e dalla morale e dalle regole del giornalismo. Nel codice penale della Repubblica italiana si prevede la responsabilità per l’istigazione a delinquere e l’apologia di reato. In precisa conformità alla legislazione italiana oggi mi sono recato in Procura per presentare una querela con la richiesta alle autorità italiane di esaminare obiettivamente questo caso. Confido della giustizia italiana”.
Quirico: “Mia analisi travisata, cambi traduttore” – A replicare è stato direttamente Quirico che ha sottolineato come, forse per un’errata traduzione, il senso del suo articolo sia stato completamente travisato. “Suggerirei all’ambasciatore russo di leggere una migliore traduzione del pezzo, dove io sottolineavo che l’idea ahimè abbastanza corrente che l’unico modo di risolvere il problema sia che qualche russo ammazzi Putin fosse priva di senso e immorale, e questo c’era scritto bene in evidenza, e in secondo luogo che non porterebbe a niente e anzi porterebbe ad un caos maggiore”, spiega Quirico. “Evidentemente qualcuno – continua il giornalista – gliel’ha tradotto male. Gli suggerirei di rileggerlo con attenzione e farselo tradurre bene, perché il senso è stato totalmente travisato, basta leggerlo. Nel pezzo di analisi – spiega Quirico – c’è scritto che il piano di sperare che Putin venga eliminato in una congiura di palazzo è prima di tutto difficilmente realizzabile e poi un piano totalmente idiota, perché ogniqualvolta c’è stato un tirannicidio nella storia il risultato è stato di complicare le cose invece che di risolverle. Ognuno la può leggere come vuole, mi interessa in modo relativo, ma si prendano un traduttore dall’italiano al russo migliore di quello che hanno”.
Ma cosa è riportato nell’articolo? Quirico esordisce: «Ammettiamolo. In questa orgia di bugie, disinformazione, mezze verità, propaganda che marchia anche il conflitto ucraino almeno con noi stessi abbiamo l’obbligo della sincerità. Esclusa per fortuna l’ipotesi di entrare direttamente in guerra con uomini, aerei, bombe atomiche, amputata la possibilità di affidarsi alla diplomazia avendo definito Putin il nuovo Hitler con cui l’unico rapporto possibile è come per i nazisti, darsi appuntamento nell’aula di un tribunale apparecchiato per una seconda Norimberga, il piano numero uno di Biden, della Nato e anche degli europei è uno solo: che qualcuno a Mosca uccida Putin liberandoci dal fardello». – continua sotto –
E continua: «L’unico dibattito è quello pratico, materialistico: il tirannicidio ha dimostrato di avere alte probabilità di successo? Ovvero morto il despota cosa succede? Il nocciolo della questione, cinicamente imposto, non è se un assassinio sia mai giustificabile ma se l’assassinio sia efficace. Dovete poter rispondere che lo è: che ci consentirà cioè di raggiungere, nella Russia di oggi e in questa situazione di guerra, obiettivi altrimenti inaccessibili a causa del controllo ferreo che Putin esercita sul Paese; o per l’impossibilità in tempi brevi che perda la guerra e venga travolto dalla sconfitta. Che è più sicura tagliola in cui hanno lasciato le zampe lupi assai più astuti e feroci di lui».
Il giornalista, quindi, immagina le conseguenze che potrebbe comportare quell’azione e riflette: «Siamo certi che l’eliminazione violenta e oligarchica del tiranno non inneschi un caos peggiore? Il pessimismo è obbligatorio. Quasi mai il risultato è stato conforme ai desideri di chi pensava di risolvere tutto al prezzo di una sola vita per di più sciagurata. Nel 1914 il serbo Gavrilo Princip si illuse: ammazzando l’erede al trono austriaco i problemi dei Balcani sarebbero stati risolti, pensava. Invece eliminò l’unico personaggio che probabilmente, non per indole pacifista, avrebbe impedito che l’Europa precipitasse nella tragedia della Prima guerra mondiale».