PIEDIMONTE. Il prossimo 4 Maggio alle ore 18,00,presso l’aula multimediale del Seminario Vescovile di Piedimonte Matese, il Prof. Marco Fusco presenterà uno studio sul Matese che parte dall’analisi della situazione attuale ed arriva al 2019, studio che presto diventerà un libro.
Questa sua analisi riguarda le condizioni di vita dei matesini in merito alla situazione economica e socio-culturale con studi che riguardano lo spopolamento, il livello di istruzione, la qualità della governance e altri fattori che determinano la qualità della vita in un territorio. L’area matesina è stata classificata tra i territori della regione Campania con un’economia particolarmente depressa, dove l’agricoltura non è facilmente sviluppabile oltre la produzione per l’autoconsumo familiare e per il mercato interno. Le caratteristiche del territorio, precisa Marco Fusco, specie nei comuni montani, non spingono ad operare investimenti nel settore; gli evidenti e obiettivamente insuperabili limiti geo-fisici non consentono un’agricoltura intensiva e ricca. Eppure, i comuni di quest’area presentano un valore aggiunto( che è un indicatore di ricchezza) più alto della media della provincia. Così come è più alto il tasso di attività. Le cose da fare per i nostri territori sono numerose e impegnative, tra cui: creare una rete di sostegno alla produzione; puntare su nuove tecnologie; ideare nuove occasi oni di lavoro, rivalutando le risorse territoriali e quelle umane ( cfr “Libro Bianco” programmazione per lo sviluppo territoriale). Per individuare qualche potenzialità dell’economia matesina, bisogna veramente arrampicarsi sugli specchi. Si può parlare di turismo, dove ci sono attrattive. Tutto il Matese non ha le attrattive capaci di concorrere vittoriosamente con quelle della costiera amalfitana o del Salento o di Cortina. Non possiamo illuderci, continua Fusco, che opportunità offerte dall’esterno come, ad esempio, il Fondo Sociale Europeo riusciranno a fare oggi quei miracoli che ieri non seppe fare la Cassa per il Mezzogiorno. Basta un dato per così dire “dolente”: con la programmazione 2000-2006 il Matese divntato un cimitero delle opere incompiute. Infopoint chiusi e altri realizzati al 50 per cento o rifugi (le ggi Castello del Matese) inutilizzabili. C’è bassa incidenza di popolazione giovanile e la più alta della popolazione anziana e i ritirati dal lavoro. Anche sull’indicatore della scolarizzazione quest’area si presenta più svantaggia: infatti, vi è la più bassa incidenza di popolazione laureata e diplomata, e la più alta popolazione poco scolarizzata( cfr progetto SAPA Regione Campania- Miur- Invalsi- Università degli studi di Napoli, Seconda cattedra di pedagogia Sun Caserta- 2006/2007: rapporto finale). Partire da queste criticità, conclude Fusco, questa è la nostra intenzione. Solo così possiamo parlare di prospettive per uno sviluppo possibile. La situazione delle aree interne sta diventando preoccupan te non solo per lo spopolamento endemico ma anche per l’aumento della disoccupazione e soprattutto per l’abbandono dei nostri giovani verso le aree industrializzate del Nord Italia. Quello dello spopolamento è un problema che affligge tutto il Matese. Il progressivo invecchiamento della popolazione insieme al calo delle nascite stanno determinando un calo demografico davvero preoccupante. Numeri che fanno paura, numeri che segnano il destino di un intero territorio. L’esempio più evidente arriva dai dati del censimento che copre un decennio: 1991-2001 Partire da queste criticità: questa è la nostra intenzione. Solo così possiamo parlare di prospettive per uno sviluppo possibile.