Aversa (Caserta) – Urbanistica negata nell’Agro Aversano con, ovviamente, in testa Aversa dove i ritardi nell’approvazione del Puc sono da considerare, quasi, un peccato veniale a fronte dei guasti che si sono accumulati negli anni. Guasti provocati quasi sempre per “ingraziarsi” qualcuno. – continua sotto –
In questi mesi sono una decina i palazzoni multipiano che sorgono da edifici ad uno o massimo due piani. Sono presenti a macchia di leopardo in tutta la città e li hanno ben individuati le associazioni cittadine in un documento analitico. Ovviamente, nulla è successo. Non vi sono stati controlli da nessun tipo di autorità deputate a vario titolo ad eseguirli.
Il vulnus più eclatante, ancora in essere in qualche caso, come ad Aversa, è rappresentato dal mancato rispetto della fascia cimiteriale, ossia della distanza tra il perimetro dell’impianto cimiteriale (quindi compreso pertinenze tipo le aree di parcheggio) e la prima costruzione assentita. Quasi tutti i comuni dell’Agro Aversano, in pratica, violano le disposizioni di legge in materia di costruzioni a distanza dal cimitero. In particolare, San Marcellino: ha nel suo territorio 3 cimiteri (San Marcellino, Trentola Ducenta e Villa di Briano). Il Puc di San Marcellino, adottato solo, prevede una fascia di rispetto di 50 metri (sulla base di una delibera consiliare che non ha nessun valore); Trentola idem; dal lato di San Marcellino, zero fascia di rispetto; stesso discorso per Villa di Briano; Cesa ha il Puc approvato (ma secondo la Provincia di Caserta non è approvato) con fascia di rispetto praticamente inesistente.
La situazione di Aversa è sotto gli occhi di tutti. Nel recente passato sono stati realizzati parchi o per “meriti politici” o per “meriti divini” tenuto conto che è stato costruito anche un parco residenziale intitolato al santo patrono, su suolo che era stato di proprietà dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero. La legge in materia è chiara: la fascia di rispetto è di 200 metri e non può essere derogata. E anche se strumenti urbanistici prevedono una misura inferiore, questa non rileva affatto. Si tratta di una norma che intende tutelare l’igiene e la sanità pubblica, varata nel 1934, ma confermata di recente nel 2002, e come tale non derogabile. Un’affermazione suffragata da una giurisprudenza univoca che considera illegittima e insanabile ogni manufatto presente all’interno dei 200 metri. – continua sotto –
Illuminante una sentenza della Corte Costituzionale: “Stante la valenza urbanistica del vincolo cimiteriale, ne consegue che tutte le opere costruite – dopo l’entrata in vigore del Regio Decreto numero 1265/1934 – entro la fascia di 200 metri dai cimiteri esistenti a tale data sono da considerare abusive e destinate alla demolizione in quanto non sono nemmeno autorizzabili o asseverabili opere di manutenzione ordinaria (Corte Costituzionale, 529/1995). Le opere, che sono, di fatto, abusivamente eseguite non sono nemmeno condonabili, in quanto espressamente escluse dall’ambito di sanabilità dall’articolo 33 della Legge 47/1985 e successive modificazioni.
Con l’entrata in vigore del Dpr 285/1990 vi è stata una prima concreta modifica della fascia di rispetto, in quanto nell’accezione di “impianto cimiteriale” sono stati incluse opere ulteriori rispetto ai luoghi di sepoltura delimitati da recinzioni. Invero, ad esempio, anche i parcheggi di stretta pertinenza del cimitero sono diventati parte integrante e sostanziale dell’impianto cimiteriale. Si pensi ancora alla situazione di Aversa. Ciò ha comportato un’immediata variazione del metodo di calcolo della fascia di rispetto, non più dalla recinzione del cimitero, ma dal limite dell’impianto cimiteriale così come composto in base al Dpr 285/1990. Di ciò ne è consapevole il legislatore del 2002, dal momento che ha avuto cura di precisare che il divieto di erigere costruzioni deve essere calcolato a partire dal perimetro dell’impianto cimiteriale.
Ciò porta alla conseguenza di considerare come abusivi tutti quegli interventi volumetrici presenti nella fascia di rispetto cimiteriale di 200 metri che sono stati realizzati (o sono in corso di realizzazione): con titoli abilitativi che danno attuazione ad una pianificazione urbanistica comunale approvata all’indomani dell’entrata in vigore della Legge 166/2002, che contenga una fascia di rispetto inferiore a 200 metri; con titoli abilitativi rilasciati in costanza di strumenti urbanistici generali approvati sia prima che dopo la modifica del Regio Decreto 1265/1934. A questo punto, la domanda sorge spontanea, cosa intende fare il comune di Aversa e, in particolare, il duo Alfonso Golia e Marco Villano?