Camorra, nei beni confiscati al boss Zagaria sorgeranno centri e attività per fini sociali

di Redazione

Dal mini-caseificio per donne vittime di violenza all’incubatore di start-up, dal centro per i minori disagiati a quello per l’assistenza ai poveri. Non c’è solo la casa-bunker dove nel 2011 l’ex superlatitante della camorra casalese Michele Zagaria fu stanato dopo 16 anni di latitanza, tra i beni confiscati che saranno riutilizzati per fini sociali, ma se ne contano almeno altri cinque confiscati alla famiglia Zagaria e già oggetto di lavori, situati tra Casapesenna, San Cipriano d’Aversa e San Marcellino, nel Casertano. – continua sotto – 

La casa-bunker di via Mascagni a Casapesenna, come deciso la scorsa settimana dalla riunione tenutasi in prefettura a Caserta, sarà abbattuta e al suo posto sorgerà una parco pubblico, mentre per le altre cinque strutture sono in corso lavori per quasi 6,5 milioni di euro, e a gestirli sarà Agrorinasce, il Consorzio di comuni che amministra centocinquanta beni confiscati alla criminalità organizzata in provincia di Caserta. “Si tratta di un risultato importantissimo – spiega Gianni Allucci, amministratore delegato del Consorzio – per i Comuni soci di Agrorinasce e per tutti i cittadini. Analogamente l’intesa istituzionale individuata presso la Prefettura di Caserta finalizzata all’abbattimento della villa-bunker prima confiscata alla famiglia Inquieto, e poi acquisita al patrimonio comunale di Casapesenna, è una notizia senz’altro positiva. Con l’Amministrazione Comunale di Casapesenna abbiamo un ottimo rapporto di collaborazione e non faremo mancare il nostro apporto per la valorizzazione dell’area comunale negli obiettivi già indicati dal sindaco Marcello De Rosa“.

Il progetto più ampio riguarda il complesso edilizio formato da tre ville e confiscato alla famiglia Zagaria a San Cipriano d’Aversa, destinato a Incubatore di imprese giovanili e sociali, che sarebbe il primo di questo genere in un’area confiscata alla camorra; è anche l’unico progetto finanziato dal Ministero dell’Interno con circa 4,5 milioni di euro.

Nell’immobile confiscato al bossin Corso Europa a Casapesenna, dove sono in corso lavori che termineranno quest’anno per quasi 90mila euro finanziati dalla Regione (ma il finanziamento totale è di 150mila euro), sorgerà invece un centro polifunzionale, e il bando è stato aggiudicato alla cooperativa sociale Partenope: in particolare il piano terra è stato in parte assegnato in gestione alla Parrocchia di S. Croce per l’attività di assistenza ai poveri attraverso la Caritas locale, mentre altri locali sono rimasti in dotazione alla Protezione civile di Casapesenna. – continua sotto – 

Nell’altro immobile confiscato a Casapesenna, in via Genova, a Salvatore Nobis, fedelissimo di Zagaria, sono in corso opere per 77mila di fondi regionali (finanziamento totale 150mila euro), e sarà realizzato un gruppo di convivenza con sei posti in accoglienza h 24, specializzato nella ludopatia e sindrome da gioco d’azzardo. All’interno del centro verranno effettuati colloqui di sostegno psicologico, sviluppo delle capacità relazionali e sociali, sviluppo dell’autonomia reddituale attraverso un’attività lavorativa all’interno del tessuto socio -economico locale, percorsi di formazione – lavoro.

Ambizioso il progetto che riguarda il bene confiscato a Casapesenna, in corso Europa, a Raffaele Capaldo, nipote prediletto di Michele Zagaria e suo erede designato ai vertici del clan: il progetto ha un importo di quasi 1,5 milioni di euro finanziati dalla Regione, e vi nascerà un mini caseificio destinato all’inserimento lavorativo di donne vittime di violenza, il cui soggetto gestore, individuato con bando pubblico, sarà la cooperativa sociale Raggio di sole. Un piano dell’edificio da 500 metri quadrati è stato invece dato in gestione alla comunità evangelica di Casapesenna.

A San Marcellino, nel bene confiscato a Giovanni Garofalo e riconducibile alla famiglia Zagaria, sarà realizzato un centro diurno e residenziale per minori con disagi familiari. Il progetto proposto da Agrorinasce e dal Comune prevede al primo piano tre camere da letto per un massimo di sei minori e servizi igienici per maschi e femmine. Al piano terra è stata prevista la stanza da letto per gli educatori, la cucina e la sala pranzo, oltre a tutti i servizi igienici necessari; l’importo è di 86mila euro di fondi regionali per un finanziamento totale di 150mila euro, e il soggetto gestore individuato è la cooperativa sociale Hermes.

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