Cesa (Caserta) – Condanna a 2 anni di reclusione per diffamazione e stalking ai danni dell’ex moglie per il sindaco di Cesa, Enzo Guida, nell’ambito di un procedimento penale che è, occorre sottolinearlo, tutto di natura privata. Guida, infatti, era stato raggiunto, poco meno di cinque anni fa, da un’ordinanza di applicazione di misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dall’ex moglie per il reato di atti persecutori in concorso con altra persona. Si tratta del padre che è stato condannato a un mese e 10 giorni in concorso. – continua sotto –
La vicenda si trascina da diversi anni, dopo che Guida si era separato dalla moglie, nel luglio 2016. Da allora è iniziata una battaglia legale che ha coinvolto i due figli minori della coppia, affidati alla madre. Il sindaco è stato accusato dall’ex moglie di aver organizzato, attraverso lettere anonime e post su Facebook mediante falsi profili, una campagna diffamatoria contro di lei e il nuovo presunto compagno. Guida aveva invece denunciato l’ex moglie, ma anche la madre e la sorella di lei, per commenti che lo riguardavano pubblicati sul social network e ritenuti diffamatori. «Non ha alcun compagno e non rilascia dichiarazioni nel rispetto della privacy dei figli minorenni e delle indagini in corso. Oltretutto, si trova in un momento della sua vita particolarmente drammatico», aveva sottolineato in precedenza l’avvocato della donna, Pasquale Altamura.
Anche per il sindaco di Cesa a parlare è il suo difensore, l’avvocato Vittorio Giaquinto, che, a caldo, dopo la sentenza ha dichiarato: «Aspettiamo le motivazioni. Mi è sembrata, comunque, una sentenza assurda. Il padre del sindaco ha detto di aver fatto lui quello di cui è stato riconosciuto colpevole il figlio. Siamo, comunque, certi che il reato di stalking non esiste. Non c’è nemmeno la prova dello stato di alterazione della signora, la perizia è giunta dopo, a processo già avviato. Non c’è prova, inoltre, della reiterazione; c’erano delle affermazioni su facebook senza riferimenti diretti, generici. E’ stato riferito di un matrimonio fatto di maltrattamenti, ma ho dimostrato che nella domanda di separazione non vi era alcun riferimento a maltrattamenti. Insomma, si tratta di una sentenza che va sicuramente rivista, per cui l’appelleremo».
Guida, da parte sua, aveva respinto le accuse, affermando: «Non ho inviato alcuna lettera, non ho mai cercato di diffamare in alcun modo la madre dei miei figli». Il primo cittadino aveva anche spiegato di «non avere alcun motivo per cercare di scoprire eventuali relazioni della moglie dopo la fine del loro rapporto. L’ho lasciata io, come è noto, perché mi sono innamorato di un’altra donna. Se anche lei ha instaurato nuove eventuali relazioni, questo non mi riguardava e non mi riguarda”. Gli inquirenti avevano disposto perquisizioni anche presso la casa comunale da dove avevano portato via un computer utilizzato da Guida che si era visto sequestrare anche il cellulare, poi restituito.