Aversa (Caserta) – Il destino dell’area che ospitò la Texas Instruments, il sogno industriale sfumato, lo stabilimento nato su progetto dell’architetto Pierluigi Nervi, dopo oltre cinquanta anni continua ad essere uno degli asset più importanti per il futuro che si vuole dare ad Aversa. – continua sotto –
Marco Villano, vicesindaco con delega all’urbanistica, neli Lineamenti strategici per la redazione del nuovo piano urbanistico comunale ha scritto: “Il recupero dei grandi contenitori dismessi (tra i quali gli edifici e i laboratori dell’Asl alla Maddalena e l’ex manicomio giudiziario), in uno con le aree ad essi adese, deve essere oggetto di un piano particolareggiato; come pure, per l’ex Texas Instruments, deve essere conservato l’impianto originario di valore architettonico e documentale, ma individuando destinazioni d’uso alternative e innovative. Sulla scorta di quanto innanzi, anche per gli altri brani di città vanno opportunamente individuati dei perimetri di Piano Urbanistico Attuativo, sia per la città storica, sia per le aree consolidate e quelle periferiche, in modo da riclassificare gli spazi residuali e configurare un diverso disegno di città sulla base di un opportuno livello pianificatorio attuativo”. Lo stesso Villano, nello specifico, ha dichiarato: “È un elemento importante della pianificazione urbanistica che deve essere condiviso. Non posso essere preciso ora, non dipende solo da me, ma spero in una riqualificazione e credo che un’area industriale lì sia una cosa un po’ superata”.
Dall’opposizione Gianluca Golia afferma: “Essendo di un privato credo che qualsiasi idea possa essere alterata. Credo sia necessario un confronto serio con la proprietà, capire la loro idea, mettere sul campo l’idea (sempre se si ha) del comune su come ottimizzare quella zona e cercare, qualora fosse possibile, una mediazione. Noi possiamo avere tutte le idee del mondo, ma quella è un’area privata. Quindi, la proprietà cercherà (giustamente) di ottenere il massimo”.
Non manca il parere dell’urbanista Alberto Coppola: “Quale sarà la destinazione di quell’area non lo sa nessuno. Quale potrebbe essere o quale dovrebbe essere: se ne può parlare. Certamente destinazioni punitive per il privato, oltre che difficili, molto onerose certamente per il comune (a meno di non dare destinazione agricola). Sempre che non abbiano presentato progetto per piano casa (il proprietario ha vinto, nel 2014, il ricorso che escludeva quell’area dall’applicazione). Indubbiamente – sottolinea il professor Coppola – un edificio già c’è e non è piccolo. E questo va rispettato, con la destinazione produttiva (o compatibile e completare). Al di là di populismo, retorica e demagogia la destinazione va condivisa con il privato. Per tanti motivi di opportunità e nell’interesse della città”.