Non ci sono più reduci e combattenti

di Redazione

ReduciMIGNANO MONTELUNGO. Domani, 25 aprile in occasione del 64° anniversario della Liberazione, a Mignano verrà il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Un appuntamento importante, ma, a margine, mi sia consentita una riflessione. Sembra impossibile ma è vero: a Mignano Monte Lungo, culla del secondo Risorgimento italiano. Luogo dove, con le proprie forze, con la propria dignità, rinacque la nuova Italia, non ci sono più reduci e combattenti. O meglio non c’è più una sede che possa ospitare questi poveri reduci di guerra. A Mignano, infatti, da molti mesi è scomparsa la storica sede dell’A.N. C.R. (l’Associazione. Nazionale. Combattenti e Reduci, senza che nessuno se ne sia accorto. Tranne, ovviamente il Presidente dell’ ACNR casertana, Teodosio Leopore che non riesce a farsene una ragione. Ma com’è possibile che in tutti i paesi di terra di lavoro vi sono sedi di reduci e combattenti e a Mignano Monte lungo, luogo del riscatto italiano dall’oppressione nazista, non c’e’? “Dopo che si è dimesso il Presidente Di Zazzo all’inizio del 2008 – spiega Teodosio Lepore – non è stato più sostituito. Il sindaco è stato più volte avvisato del problema. Un giorno andai a Mignano personalmente in treno: persi mezza giornata per parlare personalmente con lui, ma nulla è stato poi fatto. Eppure prima gli iscritti erano numerosi., oggi invece sono praticamente spariti. Il motivo è semplice: la sezione non ha una sede né un proprio rappresentante, perché è stata trasformata in una sorte di circolo ricreativo e sociale per anziani. Ma com’è possibile tutto questo?” L’appello del Presidente provinciale dell’ANCR(reduce della battaglia di Cassino) è chiaro:”Non è possibile che un sindaco non faccia di tutto per riservare ai poveri reduci e combattenti superstiti una propria sede, con una propria biblioteca storica ed una propria memoria, anche per quanto, in futuro, non vi saranno più reduci. E ‘ come dimenticare quanti sono morti su questi monti. Ricordo quella indimenticabile lettera che il caporalmaggiore Carlo Focaccia, classe 1922, romagnolo, del 51° battaglione bersaglieri caduto a Mignano Monte Lungo l’8 dicembre 1943, scrisse la sera prima di morire in combattimento: “Mio caro, domattina si parte per la linea di combattimento. Saremo subito impiegati. Il capitano questa sera, alle ore 20, ha adunato la compagnia e senza tanti preamboli ci ha comunicato quello che sarà il nostro compito. Nessun commento ha seguito le sue parole e tutti siamo ritornati per riprendere la partita di poker e a tressette nelle nostre tende. Ha chiesto sei uomini da impiegare come pattuglia avanzata: io sono fra i sei scelti…” .. Poi quella del sergente maggiore Giuseppe Riccardi, classe 1918, volontario bergamasco, caduto a Monte Granale. Poi ancora le lettere e diari di bersaglieri del 51° battaglione di stanza a Mignano, conservati nel museo cittadino. Scritti che documentano l’animo dei soldati in trincea in attesa nemico e di morire. Una sede ed una sezione dell’ANCR nella città medaglia d’oro di Mignano Monte Lungo, sarebbe una forma di rispetto anche per loro.

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