CASAL DI PRINCIPE (Caserta). Sono dodici i latitanti di peso del clan dei Casalesi attualmente intenti nella riorganizzazione di compagini criminali fortemente danneggiate da anni di indagini, arresti e collaborazioni.
Due i tronconi principali in cui è strutturata lorganizzazione balzata agli onori della cronaca internazionale a seguito del successo editoriale di Gomorra: quello della triade Schiavone-Iovine-Zagaria, legati fra loro da un patto di condivisione affaristica e ripartizione di competenze ben collaudato, e il clan dei bidognettiani o, come si dice in loco, facendo riferimento al carismatico capo dei cicciottiani.
Tornando ai latitanti, oltre agli ormai arcinoti Antonio Iovine (detto o Ninno per la giovanissima età a cui si ascrivono le sue prime gesta) e Michele Zagaria (prima killer spietato e poi scaltro manager di sé stesso), sono riconducibili al clan dei Casalesi, in senso stretto, i latitanti Raffaele Diana, detto Rafilotto, sanciprianese, storico esponente della prima ora del clan fondato da Antonio Bardellino, Mario Caterino di Casal di Principe, conosciuto anche col soprannome di Mario a botta, Pasquale Vargas e, infine, ma non ultimo, Nicola Panaro.
Panaro, a torto trascurato dalla cronaca nera dei quotidiani locali, sarebbe stato e sarebbe tuttora il reggente di Francesco Schiavone detto Sandokan per Casal di Principe. Allo Schiavone il Panaro è inoltre legato da un rapporto di parentela.
Per quanto attiene, invece, al clan di Francesco Bidognetti, noto come Cicciotto e mezzanotte, clan rispetto al quale i casalesi di Sandokan hanno un rapporto di tolleranza fondato, tranne qualche eccezione, sulla separatezza degli affari e delle aree di influenza, lattuale vertice sarebbe da individuare nelle figure di Giuseppe Setola, resosi irreperibile dopo un permesso concesso per un intervento chirurgico oculistico, e di Alessandro Cirillo detto o Sergente. Setola è stato per anni fedele spalla di Aniello Bidognetti, primogenito di Cicciotto, mentre Cirillo già da giovanissimo ha avuto un ruolo di spessore che lo ha condotto ad essere per un certo tempo capozona sul litorale domizio. Ai due latitanti nella cupola bidognettiana va affiancato, anche se in una posizione critica, Emilio Di Caterino.
Oltre a questi tre per i bidognettiani rimangono uccel di bosco anche Giovanni Letizia, Raffaele Maccariello e Metello Di Bona.