CASAL DI PRINCIPE. Sette magistrati per braccarli giorno e notte e oltre 50 uomini della Guardia di finanza sulle piste dei loro investimenti in Italia e all’estero.
Anche i numeri raccontano lo sforzo dello Stato per togliere ossigeno alle famiglie di Casal di Principe. E se l’impegno dei magistrati, della Polizia e dei Carabinieri fa ormai parte della storia e si rinnova di giorno in giorno, la novità è il rafforzamento delle strutture organizzative della GdF.
Il Gico il Gruppo di investigazione sulla criminalità organizzata conta in regione circa 230 persone di cui una trentina deputata ad aggredire i patrimoni diretti e fittiziamente intestati dei Casalesi. Ultimamente, però, le Fiamme gialle hanno aggiunto altre 20 persone e dunque il pool che oggi è dedicato esclusivamente a dare la caccia ai patrimoni illeciti delle famiglie Schiavone, Bidognetti, Zagaria, Iovine e affiliati, è complessivamente formato da oltre 50 addetti altamente specializzati.
Il coordinamento con le altre Forze dell’ordine nonostante alcune pecche organizzative è palese e non si spiegherebbe altrimenti il successo ottenuto in questi ultimi mesi dallo Stato nei confronti della camorra.
Da maggio a ieri giorno in cui è stato arrestato Gianluca Bidognetti, figlio del boss Francesco il ministero dell’Interno ha comunicato che sono state effettuate 14 operazioni, eseguiti 348 arresti, catturati 36 latitanti e confiscati beni per oltre un miliardo. E proprio l’aggressione ai patrimoni è ormai entrata nel Dna degli inquirenti e degli investigatori.
Ieri c’è stata l’ennesima, importante confisca ad opera della Polizia di Stato: due milioni di beni imobili sottratti ai clan camorristici Vollaro, Mazzarella e Prinno-Pistillo. A Vincenzo Prinno sono stati, in particolare, confiscati due appartamenti e un immobile per un valore complessivo di 1,3 milioni.
Antonio Girone, neodirettore della Dia, che il 18 novembre ha sequestrato in Sicilia 700 milioni alla famiglia Grigoli, ha annunciato che «l’aggressione dei patrimoni illeciti è una delle linee strategiche della Direzione investigativa antimafia, al punto che stiamo pensando di creare una task force di investigatori che si occupino prevalentemente di questo».
A Napoli e in Campania il ruolo della Dia è fondamentale nella lotta ai patrimoni camorristici. Da anni gli uomini della Dia sono impegnati a coordinare le azioni sul territorio e molti dei sequestri sono opera delle loro attività.
(Il Sole 24 Ore)