Calato il sipario sulla 17esima edizione della Festa del Cinema di Roma, che quest’anno, per volontà della neodirettrice artistica Paola Malanga, è ritornata a essere competitiva e, quindi, annoverata tra gli eventi festivalieri di rilevanza mondiale.
Il concorso principale, denominato Progressive Cinema, ha visto l’autentico trionfo per il film lettone “January” diretto da Viestrus Kairiss, che, oltre al premio di miglior lungometraggio, ha guadagnato, anche, gli allori per la regia e l’attore protagonista Kirlis Avots.
La pellicola ha convinto la giuria internazionale, guidata dalla cineasta e fumettista iraniana Marjane Satrapi, non solo per il tema attualissimo, l’invasione russa della Lettonia nel gennaio 1991, ma anche per gli indubbi meriti artistici e tecnici. L’altro asso pigliatutto della serata, svoltasi nella cornice dell’Auditorium Parco della Musica e presentata con il solito piglio ironico da Geppi Cucciari, è stato, senza dubbio il sudcoreano “Jeong-Sun”, storia di denuncia dei crimini sessuali digitali in forte aumento nel suo paese, di Jeong Ji-hye, che ha portato a casa il Gran Premio della Giuria e il riconoscimento all’attrice protagonista Kim Kum-Soon.
Miglior Opera Prima è risultata la statunitense “Causeway” di Lila Neugebauer interpretata dalla Premio Oscar Jennifer Lawrence. Nella sezione dedicata alla Commedia, istituita per la prima volta, i giurati capitanati dal nostro Carlo Verdone hanno scelto il britannico “What’s Love Got to Do with It” di Shekhar Kapur, ambientato nella folta comunità pakistana residente nel Regno Unito.
Premio del Pubblico, infine, consegnato all’argentino Andy Walter per il suo “Shttl”, incentrato sull’attacco nazista alle comunità ebraiche della Russia.
In una rassegna, dominata da titoli e tappeti rossi tricolore, nessuna menzione per i colori nostrani, pure se il presidente Gian Luca Farinelli ha, con orgoglio, snocciolato i numeri esaltanti della kermesse 2022, approntata in soli 5 mesi, con aumento degli accrediti del 34% e dei biglietti del 24%. Gli ha fatto eco la Malanga che ha sottolineato di aver notato “con stupore un’atmosfera molto bella”, e aggiungendo di aver voluto riportare in una grande città come Roma “il Festival senza perdere l’eredità della Festa”.