Blitz all’alba della Polizia di Stato che ha sequestrato beni, assetti societari e rapporti finanziari, per un valore complessivo di 10 milioni di euro, ad una famiglia di imprenditori attiva nei settori del trattamento di rifiuti, del commercio di materiali ferrosi e immobiliare. – continua sotto –
L’operazione va inquadrata all’interno di una strategia di contrasto all’accumulazione dei patrimoni illeciti da parte delle consorterie criminali, intrapresa dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, il Servizio Centrale Anticrimine e la Divisione Anticrimine della Questura di Roma. Il provvedimento – emesso su proposta formulata congiuntamente dal procuratore di Roma Francesco Lo Voi e dal Questore Mario Della Cioppa – è stato eseguito nelle province di Roma, Latina, Frosinone e L’Aquila.
Nel dettaglio, sequestrati la totalità delle quote e dell’intero patrimonio aziendale di 3 compagini societarie, operanti nei settori del trattamento dei rifiuti, del commercio di materiali ferrosi e immobiliare, nonché 22 fabbricati e 10 terreni, un veicolo e 34 rapporti finanziari, per un valore complessivamente stimato di circa 10 milioni di euro.
Già nel 2017, con l’operazione denominata “Dark Side”, condotta dalla Polizia di Stato con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Roma, fu svelata l’esistenza di un sodalizio criminale dedito all’illecito smaltimento di rifiuti, accertando numerosi sversamenti abusivi, aventi ad oggetto anche rifiuti di natura tossica e generanti elevatissimi profitti illeciti. Tra i conferitori fu individuata anche un’impresa riconducibile ai componenti della stessa famiglia, i quali sono stati condannati in primo grado dal Tribunale di Roma per traffico illecito di rifiuti, attività di gestione di rifiuti non autorizzata, realizzazione o gestione di discarica non autorizzata e inquinamento ambientale. – continua sotto –
Successivi approfondimenti investigativi hanno consentito di raccogliere ulteriori e gravi elementi indiziari a carico degli indagati in ordine ai reati, anche risalenti, commessi nella gestione delle società di famiglia, quali intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio, appropriazione indebita ed emissione di fatturazioni per operazioni inesistenti.
Inoltre, dalle recenti indagini patrimoniali, che hanno abbracciato l’arco temporale di circa un trentennio, è emerso che gli imprenditori, a fronte di una marcata sproporzione tra la complessiva situazione reddituale “dichiarata” dal nucleo familiare e il patrimonio direttamente o indirettamente allo stesso riconducibile, utilizzavano gli schermi societari per effettuare importanti acquisizioni immobiliari finanziate attraverso gli introiti derivanti dai traffici illeciti e dalla sistematica distrazione di fondi societari. IN ALTO IL VIDEO