Gli stipendi dei Casalesi: a Setola 3500 euro al mese

di Redazione

SetolaCASAL DI PRINCIPE. Definiscono le estorsioni «una mandrakata». Citano il superkiller Setola, quando si riferiscono al destinatario delle tangenti.

A chi devono andare i soldi, chiede uno della bassa manovalanza. E il cassiere del gruppo: «Perepeppepe», verso della trombetta. Il sorrisino che, nell´intercettazione della polizia, accompagna la puerile trovata, porta – secondo i pm Milita e Sirignano – a un solo profilo criminale: quello di Setola. Un sicario pagato dal clan, si apprende dall´ultimo blitz con 3500 euro al mese «durante il periodo dell´evasione». Uno stipendio che era presumibilmente cresciuto durante la strategia di sangue della scorsa primavera. E tuttavia lontano dai lussi del boss Francesco Bidognetti, ormai in carcere. Per lui, dicono le carte scoperte nel covo, il bilancio del Sistema casalese prevedeva un compenso di 10 mila euro al mese. Più altri 3500 euro per i figli.

Tutto l´organigramma del gruppo bidognettiano aggiornato. Stipendi e ruoli. C´è tutto questo nel provvedimento di fermo che ieri ha portato in carcere 4 estorsori del clan: il capo Esterino Antonucci, 38 anni, alias Biscotto; Alessandro Gravante, di 58 anni, soprannominato “Zi´Lisandro´o giudice”; e poi Aldo Russo, 46 anni, “o Marucchino”, e Massimo Vitolo, di 50 anni. Dettaglio inquietante: questi ultimi tre, già denunciati in passato come taglieggiatori, erano stati condannati (con altri pregiudicati) nel gennaio 2002, a sei anni di prigione, nel dibattimento in cui aveva deposto da testimone di giustizia l´imprenditore Domenico Noviello, poi ucciso il 16 maggio 2008 proprio dal commando di Setola.

Le indagini, portate avanti per mesi dalla polizia, con il capo della Mobile Ruperti e il vicequestore Tocco della sezione di Casal di Principe, hanno svelato una ventina di episodi di racket. Un´istruttoria cui hanno dato un importante riscontro le dichiarazioni del pentito Di Caterino. Il pentito sfoglia l´agenda e i pizzini trovati nel covo dei killer di Setola e spiega: «Quando Setola è evaso, ha chiesto la lista degli affiliati, delle armi del gruppo, della lista delle vittime delle estorsioni: Io consegnai un borsone con 2 kalashnikov, pistole. Saprei riconoscere la calligrafia di Setola, lui mi mandava pizzini. Setola percepiva 3500 euro, Aniello Bidognetti 3500. Francesco Bidognetti compare in questo foglio con la cifra 10 mila euro».

Nel lungo comunicato inviato ieri dalla Procura, il capo del pool Roberti, sottolinea: «Si spaziava dalla sistematica estorsione ai danni dei titolari dei caseifici, alla tassazione della raccolta delle pigne; dai venditori ambulanti di alimentari e fuochi ai titolari di negozi sportivi; dai rivenditori di ricambi auto ai distributori del latte; dai negozianti di elettrodomestici alle persone già legate a soggetti, poi, divenuti collaboratori di giustizia. Anche in questo caso a fronte dell´efferatezza delle componenti del clan (nelle intercettazioni ci si dilungava commentando azioni di fuoco – si parlano di persone “crivellate” di colpi – e programmazioni omicidiarie: “qui scorre il sangue, vogliono morire sotto le feste”), totale era il muro d´omertà».

Da L’ESPRESSO (co.sa.) – 03-02-09

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