Camorra, catturati gli ultimi capizona di Bidognetti

di Redazione

Franco Letizia CASAL DI PRINCIPE. All’alba di stamani gli agenti della Squadra Mobile di Caserta hanno eseguito cinque decreti di fermo emessi dalla Dda nei confronti di persone ritenute affiliate o contigue alla fazione Bidognetti del clan dei Casalesi.

Le indagini traggono spunto dalle attività investigative che portarono, lo scorso 19 maggio, alla cattura del latitante Franco Letizia (nella foto in alto), considerato l’erede di Giuseppe Setola. Uno dei decreti di fermo è stato emesso anche nei confronti di Letizia in quanto ritenuto promotore del gruppo criminale. Durante le perquisizioni domiciliari successive all’arresto del latitante, avvenuto a San Cipriano, in un appartamento di via Cilea, furono ritrovati dei “pizzini” di notevole interesse investigativo.

Dalle indagini è emerso che la frangia “bidognettiana” dei Casalesi è in affanno dopo essere stata decimata dagli arresti, a partire da quello del capo storico Francesco Bidognetti, alias “Cicciotto ‘e mezzanotte”, fino a quelli di Setola, nel gennaio scorso, e di Letizia. La stessa fazione, infatti, è talmente disarticolata da non riuscire nemmeno a garantire lo “stipendio” a tutti gli affiliati. In particolare, a fronte dei circa 130mila euro mensili “programmati” e necessari a garantire un minimo mantenimento a tutti gli affiliati, ne viene raccolto a stento un terzo, a malapena sufficiente a corrispondere lo stipendio solo ai personaggi più rappresentativi.

Antonio Caterino Carlo Corvino

Antonio Caterino

Carlo Corvino

Utili elementi sono stati raccolti anche in ordine alla nuova struttura del sodalizio ed al fine di individuarne i capi di alcune zone sottoposte all’egida del gruppo Bidognetti, nonché al fine di accertare la commissione di plurime estorsioni ai danni di operatori commerciali dell’agro domitio da parte di soggetti strettamente legati a Letizia. Fra questi spicca la figura di Antonio Caterino, 30 anni, di Casapesenna, detto “’O Visocc”, al cui arresto ha partecipato, assieme agli agenti della Mobile, anche personale del centro operativo della Dia di Napoli, avendo effettuato indagini in relazione alla estorsione contestata allo stesso Caterino a danno di un’importante calcestruzzi. Caterino, inoltre, avrebbe ricevuto dai 2 ai 4mila euro quale vero e proprio “stipendio” dalla organizzazione camorristica in cambio della sua attività nel settore della raccolta “porta a porta” delle estorsioni. Accertata anche un’estorsione commessa a danno di un esercizio commerciale di Cancello ed Arnone, nel settore lattiero-caseario e di un bar il cui titolare, costretto a versare ripetutamente svariate somme di danaro, si trovava in serie difficoltà economiche. Altra estorsione era stata perpetrata ai danni del direttore tecnico di un’azienda di autotrasporti operante tra le provincie di Napoli e Caserta.

Annibale Tummolo Francesco Diana

Annibale Tummolo

Francesco Diana

Le indagini hanno anche chiarito alcuni aspetti relativi al triplice omicidio di Giovanni Battista Papa, Modestino Minutolo e Francesco Buonanno, tutti di Santa Maria la Fossa, i cui cadaveri furono occultati nelle campagne dell’agro aversano. I tre erano dediti ad attività estorsive nell’ambito del gruppo bidognettiano capeggiato da Letizia, mal tollerate, però, da altre famiglie del clan dei Casalesi in questo momento prevalenti.

Assieme a Letizia e a Caterino, sono destinatari dei decreti di fermo Francesco Diana, 30 anni, di Villa Literno, già sottoposto alla misura della sorveglianza speciale, Annibale Tummolo, 42 anni, di Cancello ed Arnone, Carlo Corvino, 39 anni, di Casal di Principe.

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