Giorgia Meloni dall’Aula del Palazzo dei gruppi tiene la prima conferenza stampa di fine anno da presidente del Consiglio. – “Non è esattamente” la conferenza stampa “di un governo che ha lavorato un anno, è più una conferenza stampa di inizio mandato”, dice la presidente del Consiglio e alla prima domanda sulla fiducia che nutre verso i suoi alleati risponde: “Sì, io mi fido”. – continua sotto –
“Mi fido dei miei alleati al governo, voglio dire che, al di là dei dibattiti che sono naturali in una maggioranza, c’è una visione comune – dice Meloni -. La manovra è stata approvata un giorno in anticipo rispetto a quelle degli ultimi due anni: al di là del legittimo dibattito e delle divergenze, c’è stata la volontà di lavorare bene e mantenere scadenze e impegni, ci siamo riusciti”.
Energia, “se il quadro cambia altre risorse” – “Continueremo a lavorare sulla base di quello che accade, ma siamo in una situazione di grande emergenza – aggiunge il premier dopo aver parlato delle misure legati al Covid -: i provvedimenti energetici costano mediamente 5 miliardi di euro al mese. Il tetto del gas può cambiare il quadro e se dovesse confermarsi cambiato, una parte di risorse potrebbe liberarsi per altri provvedimenti”.
Pnrr, “la staffetta con Draghi ha funzionato” – “Sono contenta che il governo italiano sia riuscito a raggiungere tutti i 55 obiettivi previsti per inviare ora la lettera” all’Ue “e richiedere la tranche di 19 miliardi di euro – riprende Meloni -. Quando siamo arrivati, dei 55 obiettivi ne erano stati conseguiti 25. Abbiamo lavorato per terminare gli altri 30. Questa staffetta ha funzionato, sono contenta che ci si sia riusciti. Come? Con la scelta politica di concentrare le competenze del Pnrr sotto la guida di un unico ministero, e di mettere sotto la stessa competenza i Fondi di coesione europei, per evitare sovrapposizioni”. – continua sotto –
“Avanti con la riforma fiscale, tagliare il costo del lavoro” – “L’obiettivo della legislatura – chiarisce Giorgia Meloni – è un taglio di 5 punti del cuneo fiscale. Confermo che sul tema della riforma fiscale intendiamo andare avanti secondo direttrici che secondo me sono già visibili nella manovra”. E continua: “Le grandi direttrici su cui si deve muovere la riforma fiscale sono il taglio del costo del lavoro, su cui si deve fare molto di più. Il secondo grande o biettivo è una tassazione che tenga conto della composizione del nucleo familiare e quindi dei figli a carico. Il tema della natalità è una materia economica, riteniamo l’incentivo alla natalità un’assoluta priorità. Terza questione è la tassazione per chi si mette in gioco con meccanismi premiali, quello che abbiamo sintetizzato con il più assumi meno paghi. Il meccanismo premiale andrebbe incentivato”.
“Non ci sono condoni, tutti pagano il dovuto” – E ancora sul tema fiscale, aggiunge: “Da questo governo non arriverà nessun aumento di tasse per la casa”. Poi chiarisce: “I condoni non ci sono: abbiamo fatto una norma che chiede a tutti di pagare il dovuto, con una maggiorazione, consentendo una rateazione. Le uniche cartelle stralciate sono quelle vecchie più di sette anni e inferiori a 1000 euro banalmente perché conviene allo stato di più la loro distruzione. Vogliamo sì immaginare un nuovo tipo di dialogo con i contribuenti ma senza favorire assolutamente l’evasione fiscale”.
Intercettazioni, “gli abusi vanno corretti” – Il presidente del Consiglio affronta anche il tema giustizia legato alle intercettazioni e afferma: “Le intercettazioni sono uno strumento straordinario a disposizione della magistratura, ma ne va limitato l’abuso”. E, parlando di “quel cortocircuito nel rapporto fra intercettazioni e media, con intercettazioni senza rilevanza penale che sono finite sui quotidiani, solo per interesse politico, piuttosto che… Non credo sia giusto in uno stato di diritto. Abusi ci sono stati e vanno corretti”. Sulla prescrizione poi il premier ha aggiunto che “l’indicazione arrivata dal Parlamento contro la spazzacorrotti la recepiamo ed è un’indicazione di buon senso, quella di tornare a una prescrizione che resta fondamento di uno stato di diritto, altrimenti si possono avere indagati e imputati a vita”. – continua sotto –
Qatargate, “non un italian job ma un socialist job” – Passando poi al nodo Qatargate, dichiara: “Una cosa mi ha molto innervosito: molti colleghi internazionali definiscono questi fatti con la locuzione ‘italian job’, come se fosse una maschia sulla nostra nazione. La vicenda non riguarda solo italiani, anche belgi, greci ed esponenti di altre nazioni. Semmai è un tema di partito, un socialist job. Se avesse riguardato i conservatori sarebbe stato un conservative job. Riguarda una famiglia politica ma non l’Italia. Va difeso l’orgoglio e l’onore della nazione che rappresento dagli attacchi. Le responsabilità sono trasversali, non fra i partiti ma fra le nazioni”.
Iran, “stop repressioni o il nostro atteggiamento cambierà” – Quello che sta accadendo in Iran, dice Meloni, “per noi è inaccettabile e non intendiamo tollerarlo oltre. Abbiamo sempre avuto un approccio dialogante ma, se queste repressioni non dovessero cessare e non si dovesse tornare indietro, l’atteggiamento dell’Italia dovrà cambiare”.
“La crescita demografica è una priorità assoluta” – Sulla questione demografica il presidente del Consiglio spiega che “è per noi una priorità assoluta ed è quindi per noi una priorità economica. Consideriamo il tema del sostegno alla genitorialità una priorità e quindi anche la tassazione deve tenerne conto”.
I rapporti con la Russia – Giorgia Meloni ha affrontato anche il tema del rapporto con la Russia. “I rapporti culturali sono solidi, antichi ed è la ragione per cui ho difesa la scelta del Teatro La Scala di Milano di dedicare la sua prima a un’opera russa. Non credo che le scelte del governo russo debbano ricadere sul popolo russo e voglio distinguere le due cose. Ma quelle scelte ci sono, sono di violazione del diritto internazionale che se fossero accettare farebbero crollare la costruzione della legalità internazionale. Temo che il principio di chi con l’uso della forza possa invadere il vicino sia poco conveniente per tutti. Per noi è inaccettabile: a noi può mancare il turismo russo, i turisti in Russia, ma ci sono cose che non si possono piegare ai nostri desideri. Spero che la Russia fermi questa inaccettabile guerra di aggressione: sino a quando non accadrà noi non ci fermeremo”, ha detto.
Dibattito parlamentare e presidenzialismo – Riferendosi all’approvazione della Manovra, Meloni ha detto che “il dibattito parlamentare è utilissimo e questo governo lo intende favorire anche tornando indietro rispetto a forzature a cui abbiamo assistito negli ultimi anni. Avrei voluto dare più tempo al Parlamento per la Manovra ma non è stato possibile. Considero che il Parlamento possa fare proposte utile, e quando arrivano non ho grandi ragioni per rifiutarle per principio”. Giorgia meloni ha poi ribadito che la riforma delle istituzioni e il presidenzialismo siano “priorità” dell’esecutivo.
Msi e 25 aprile – Il presidente del Consiglio ha risposto “sì” a una domanda sulla sua partecipazione alle celebrazioni del 25 aprile e ha parlato del Movimento sociale italiano dopo le polemiche che hanno investito Ignazio La Russa. “Il Msi è sempre stato chiarissimo sulla lotta all’antisemitismo, ha fatto il suo percorso. Oggi alcuni esponenti del governo, delle massime cariche dello Stato, vengono da quell’esperienza. Ci sono arrivati con un voto democratico. Vuol dire che la maggioranza degli italiani non considerava quella storia impresentabile, e penso che anche questo si debba rispettare”, ha spiegato”.
Elezioni regionali un test per il governo – Le elezioni regionali, in programma nel 2023 in Lombardia e Lazio, sono un test anche per il governo nazionale. “Quando mi è stato chiesto in passato che ero all’opposizione dicevo che le elezioni locali sono anche un test politico nazionale: ovviamente vale anche per la sottoscritta. Certo, sono Regioni importanti in cui influisce la dinamica locale ma non nego che ciascuno di noi ci debba fare i conti e guardare con attenzione quello che dicono i cittadini”, ha chiarito Meloni.
L’Italia non accederà al Mes – Sulla vicenda del Mes, inoltre, la questione della “ratifica della riforma da parte dell’Italia è secondaria: la questione è se si vogliono tenere bloccate decine di miliardi di euro che nessuno utilizza. Il tema è, atteso che l’Italia non accederà mai al Mes finché io conto qualcosa, purtroppo temo che neanche gli altri accederanno. Dopo la Grecia il Mes non è stato attivato da nessuno. Che la riforma entri in porto o meno, quel fondo non verrà utilizzato. Le condizionalità sono troppo stringenti e il Mes è un credibile privilegiato, e questo vuol dire che il prestito ricevuto dal Mes lo devi restituire prima del resto e riguarda la spendibilità dei titoli di Stato”, ha detto Meloni, che ha aggiunto: “L’Ue dovrebbe sbloccare fondi Mes per altre iniziative, visto che nessuno li usa. Serve dibattito a livello europeo”.