Pestato a morte fuori al carcere: fermati tre rom

di Redazione

Raffaele Di CaterinoCASAL DI PRINCIPE. Tre rom di origine slava sono stati arrestati per l’omicidio di Raffaele Di Caterino, il giovane di 23 anni, di Casal di Principe, picchiato a morte lo scorso 13 novembre per aver guardato troppo una donna bulgara …

… che stava uscendo dal carcere di Santa Maria Capua Vetere dopo un colloquio con un parente. Il giovane morì all’ospedale civile di Caserta dopo 10 giorni di agonia.

Gli arresti sono stati compiuti dagliagenti delcommissariato di Santa Maria Capua Vetere e della squadra mobile di Caserta in concomitanza con una fiaccolata organizzata a Casal di Principe da familiari ed amici di Di Caterino. Si tratta di Bobo Sejodovic e Bruno Sejodovic, fratelli, di 22 e 20 anni, nati ad Aversa e residenti nel campo nomadi di Giugliano (Napoli), Claudio Adzovic, 20 anni, nato a Mugnano di Napoli ma residente a Castel Volturno (Caserta), rispettivamente marito, cognato e fratello della donna al centro della vicenda.

Claudio Adzovic, Bobo Sejodovic e Bruno SejodovicDi Caterino, incensurato, nipote dell’imprenditore delle pompe funebri Vincenzo Martino (La Concordia), si trovava fuori alla carcere sammaritano, in compagnia di altri quattro ragazzi, tra cui i figli di Martino di 16 e 18 anni. Assieme ai cugini stava attendendo proprio la scarcerazione dello zio Vincenzo, coinvolto nella recente operazione “Requiem” che aveva portato all’arresto di altri imprenditori di pompe funebri della zona e di due centralinisti dell’ospedale di Santa Maria Capua Vetere, accusati a vario titolo di corruzione nell’assegnazione di defunti a imprese funebri, illecita concorrenza mediante violenza o minaccia e tentata estorsione.

il furgone su cui viaggiavano i tre aggressoriAd un certo punto, gli si avvicinavano tre uomini, stranieri, dell’Est europeo, accusandolo di aver guardato in modo insistente una loro amica anch’essa straniera che era uscita dal carcere dopo un colloquio con un parente.

Inizialmente la questione si risolveva con un semplice scambio verbale, con i treche andavano via, per poi ritornare armati di mazze da baseball e sbarre di ferro con le quali colpivano Di Caterino e gli altri ragazzi. Il giovane veniva trasportato all’ospedale privo di conoscenza, con ferite gravi al torace e al capo, poi la morte nei giorni successivi.

Nella foto in alto, da sin. Adzovic e i fratelli Bobo e Bruno Sejdovic, a sinistra il furgone su cui viaggiavano i tre rom, sotto le immagini della fiaccolata di venerdì sera, organizzata da amici e parenti della vittima, a cui erano presenti Don Delio Pellegrino, il consigliere Sebastiano Ferraro, Vincenzo Martino, Fabio Luongo e tante altre persone che si sono strette attorno al dolore della famiglia Di Caterino.

da Tv Luna 2

Scrivici su Whatsapp
Benvenuto in Pupia. Come possiamo aiutarti?
Whatsapp
Redazione
Condividi con un amico