Meritocrazia Italia Campania: “Rafforzare la fase realizzativa del Pnrr”

di Redazione

Nota di “Meritocrazia Italia Campania” – Il 2023 sarà decisivo per l’apertura di una serie di cantieri di grandi e piccole opere pubbliche anche al Sud. Le grandi infrastrutture ferroviarie, ad esempio, con l’inizio dei lavori dei lotti messi a gara della Salerno-Reggio Calabria o con lo sprint decisivo per il completamento della Napoli-Bari che secondo alcune previsioni probabilmente un po’ volenterose potrebbe essere molto vicino alla meta se non ci saranno intoppi nella costruzione della galleria Hirpinia di 27 km, già iniziata. Ma il Pnrr e la sua tempistica molto serrata imporranno marce forzate a Comuni e Regioni che si sono visti approvare in questi mesi i rispettivi progetti. – continua sotto –  

L’elenco è lunghissimo, si va dai nuovi impianti di trattamento dei rifiuti all’utilizzo di beni confiscati, dal riassetto idrogeologico a interventi di riqualificazione urbana sino a giungere ai 93 interventi finanziati per la Regione Campania nell’ambito dei progetti per la “rigenerazione urbana volti a ridurre fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale”. Già solo per questi, il totale complessivo di risorse destinato ai comuni con popolazione inferiore a 15mila abitanti è di circa 161,7 mln di euro (Missione 5, Componente 2, Investimento 2.1). Su tutti aleggia l’incognita della capacità di spesa degli enti locali meridionali, la madre di tutte le sfide per ridurre il divario.

Ciò in quanto la realizzazione di questi investimenti e, in generale, l’avanzamento del Pnrr si scontra con tante criticità, oltre alla mancanza di progetti. In primis, il “caro materiale” con cui le imprese stanno lottando da mesi. Il tema della congruità dei prezzi di un contratto di appalto, non solo pubblico, è quanto mai attuale alla luce della eccezionale ondata di aumenti registratasi anche per effetto delle manovre speculative innescate dal conflitto in Ucraina. Sotto l’occhio di tutti è l’aumento del costo dell’energia e dei carburanti, ma non meno invadenti sono risultati gli aumenti per l’acquisto delle forniture e, conseguentemente, per la realizzazione di diverse lavorazioni: ciò mette a rischio non solo l’avvio e l’avanzamento delle nuove opere ma soprattutto il proseguimento dei cantieri in corso di esecuzione, sia Pnrr che non.

All’aumento dei costi, si aggiunge la carenza di manodopera e di figure professionali necessarie per realizzare le opere del Pnrr: a rischio, quindi, le prospettive di sviluppo del Settore, trainato anche dal Superbonus 110%. Non meno rilevante è il nodo pubblica amministrazione che resta irrisolto, da quando, tra l’altro, è crollato anche il mito del Sud dove il lavoro è solo pubblico: in Campania, per esempio, negli ultimi anni s’è perso un terzo dei dipendenti, che sono anziani e non riqualificati. Il personale laureato in pochi casi supera il 30% del personale e a Napoli per esempio si ferma al 19 per cento. Il valore medio dell’indice di ricambio del personale in Italia è pari a 0,65 nel periodo 2007-2018. Al Centro-Nord l’indice è pari a 0,70, nel Mezzogiorno 0,58. A Napoli è prossimo allo zero. – continua sotto –  

Al netto degli interventi statali finalizzati a calmierare l’aumento di costi di energia e materie prime, occorre programmare interventi non limitati alla contingenza per immettere a regime nuovo personale nella pubblica amministrazione, riqualificare quello in servizio, supportare la capacità progettuale degli enti territoriali con «centri di competenza territoriale» formati da specialisti nella progettazione ed attuazione delle politiche, anche in raccordo con le Università presenti nel territorio in grado di supportare le amministrazioni locali, in particolare i Comuni, finali attuatori degli interventi del Pnrr.

Occorre rafforzare la fase realizzativa del Pnrr e gettare le basi per un processo di sviluppo duraturo che vada oltre il 2026, anno di chiusura del Piano europeo in quanto il successo del Piano di ripresa dipende dalla sua capacità di innescare un processo di crescita di lungo periodo che non si limiti a recuperare la crisi determinata dal Covid ma riconsegni nel 2026 un Paese moderno e sostenibile.

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