“Da questo governo notiamo grande interesse per le libere professioni. Ma dobbiamo superare il paradosso di avere in Italia due tipi di previdenza: pubblica e privata. Dovrebbero funzionare alla stessa maniera con gli stessi scopi e beneficiari. Invece ci sono due trattamenti diversi. La previdenza pubblica gode di trasferimento dello Stato; quella privata deve trasferire risorse proprie alle casse dello Stato. Ricordo che lo Statuto del Contribuente vieta la doppia tassazione. Su questo la politica afferma che abbiamo ragione ma che esistono anche ‘ragioni di Stato’ e vincoli di bilancio. Resta il fatto che questa tassa è iniqua perché le risorse vengono sottratte ai pensionati”. E’ il monito lanciato da Luigi Pagliuca (nella foto), presidente della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, nel corso dei lavori del VI Congresso nazionale di Milano. Ho lanciato una proposta, quella di investire seguendo gli interessi dello Stato ma a patto che il rendimento sia garantito. Ci è stato più volte risposto – ha aggiunto il presidente Pagliuca – che non è possibile. E allora senza garanzie auspico che nel nuovo Regolamento sia mantenuta l’autonomia delle Casse di previdenza”. – continua sotto –
Marco Cuchel, numero uno dell’Associazione Nazionale Commercialisti si è soffermato sul tema dell’equo compenso che “è determinante per il futuro della professione. Bisogna riequilibrare le posizioni tra professionista e committente arginando, al tempo stesso, l’esercizio abusivo della professione. Il professionista si trova stretto tra la necessità di essere adeguatamente retribuito e quella di non incorrere nelle sanzioni previste nella norma. Evitando di perdere lavoro in favore di chi non è soggetto a sanzione. Bisogna colmare questo vulnus all’interno del rapporto tra professioni ordinistiche e non. Gli Ordini devono avere compito di vigilanza anche nei confronti dei terzi non iscritti agli albi professionali, chiedendo la nullità dell’atto. Anche qui si deve intervenire subito per regolamentare i singoli casi. La verità è che l’equo compenso ha un senso laddove ci sia un’esclusiva professionale”.
Sul ruolo dei commercialisti nel percorso di digitalizzazione del Paese ha posto l’accento Elbano de Nuccio, presidente del consiglio nazionale dei commercialisti: “Uno dei booster della digitalizzazione è stata la pandemia che ha agevolato l’utilizzo di strumenti di comunicazione a distanza. La digitalizzazione è stata anche sostenuta e incoraggiata dal Pnrr. Noi commercialisti siamo i professionisti più digitalizzati, indotti da una serie di norme che hanno obbligato una trasforma digitale dei nostri studi. Da un lato è necessario acquisire competenze tecniche legate all’innovazione digitale perché è il mercato che ce le richiede. I commercialisti italiani rappresentano un elemento costituente del percorso di digitalizzazione del Paese. Il passaggio a Entratel, il flusso documentale ha generato in venti anni una mole di documenti da 40 milioni a oltre 200 milione. Di questi l’80 per cento li somministrano i commercialisti. Ad personam il commercialista oggi invia oltre 600 documenti all’anno. Con una riduzione della spesa aggregata della funzione fiscale nel Paese di oltre 50,8 per cento”.
Sul rapporto tra professionisti e fisco è intervenuto Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’AdE: “L’Agenzia delle Entrate ha rafforzato ulteriormente i servizi digitali per venire incontro alle tante novità previste anche nella legge di Bilancio 2023. Dalle norme sul forfettario alla nuova flat tax, alla tassazione dei premi di produttività alle diverse misure per la tregua fiscale. Quest’anno metteremo on line circa due milioni di dichiarazioni precompilate per i soggetti iva in modo da consentire ai contribuenti di visionare i dati in nostro possesso e di confrontarli con quelli da loro detenuti. E’ la quadratura del cerchio di un sistema digitale iniziato con le precompilate per pensionati e dipendenti, con gli scontrini fiscali elettronici, la bozza precompilata dei registri iva e adesso questa opportunità per le partite iva. Mi auguro che questo sia l’anno buono per una riforma strutturale del Fisco e per la razionalizzazione dell’intero sistema tributario. Sono riforme urgenti vista l’attuale situazione economica, così come la riforma del sistema di riscossione che non è più rinviabile. L’Agenzia delle Entrate sta facendo la propria parte per favorire la compliance con i contribuenti nonostante sia in sotto organico di circa 15mila unità. Parliamo di un terzo dell’intero personale. Su questo punto stiamo lavorando per nuove assunzioni che consentano di recuperare questo gap. Il dialogo con i professionisti, infine, è fondamentale per procedere alle auspicate semplificazioni. Dal confronto tra Agenzia e chi deve attuare le norme assistendo i contribuenti possono nascere proposte di miglioramento efficaci e condivise”.
Nel corso dei lavori è intervenuto Giuseppe Arbore, Capo III Reparto Operazioni del Comando Generale, Guardia di Finanza: “La riduzione del tax gap rientra negli obiettivi a sostegno delle misure del Pnrr, attraverso due linee direttrici: sostenere l’azione di compliance e contrastare i fenomeni più gravi di frodi dove meglio si può esprimere l’azione investigativa della Guardia di Finanza. Oltre alla lotta alle grandi frodi doganali e in materia di accise diverse sono le indagini rivolte all’illecito sulla mano d’opera e il sommerso di lavoro. Altro grande tema sul quale ci stiamo focalizzando è il contrasto all’evasione internazionale. Un approccio vincente che applicheremo anche nel 2023, che consente di far luce sull’intero meccanismo fraudolento. Sul controllo delle nuove partite iva focalizzeremo la nostra attività attraverso gli strumenti della flessibilità, tecnologia e trasversalità. In sinergia con l’Agenzia delle Entrare abbiamo sequestrato 3,7 miliardi di euro di crediti inesistenti, un risultato enorme. La tecnologia è un’alleata per migliorare il rapporto fisco contribuenti e ridurre gli adempimenti a carico dei contribuenti ma è indispensabile anche nelle operazioni di contrasto e controllo. L’interoperabilità delle banche dati è fondamentale, abbiamo investito molto e raggiunto altissimi livelli di efficientamento. Lo step successivo è di applicare l’intelligenza artificiale per dare alle nostre azioni sempre più un carattere preventivo e repressivo. La sfida è cogliere le variazioni del contesto esterno sintomatiche di una qualsiasi attività illecita”.