Aversa, il 25 gennaio torna la processione di San Paolo

di Livia Fattore

Aversa (Caserta) – «La conversione di San Paolo, che siamo chiamati a celebrare e a vivere, esprime la potenza della grazia che sovrabbonda dove abbonda il peccato. La svolta decisiva della sua vita si compie sulla via di Damasco dove, illuminato dalla potenza del Risorto, scopre il mistero della passione di Cristo che si rinnova nelle sue membra». Queste le parole con le quali il vescovo di Aversa Angelo Spinillo annuncia i festeggiamenti religiosi per il santo patrono San Paolo che viene onorato nel giorno in cui si celebra la sua conversione, il 25 gennaio. – continua sotto –  

Dopo due giorni di celebrazioni eucaristiche, domani, dopo la messa delle ore 10, ci sarà, dopo due anni di stop dovuti a Covid, la rituale processione con la statua del Santo Apostolo per le vie della città. Una processione che, già da diversi anni, si è tenuta con molto meno fasti rispetto a quella alla quale gli aversani erano abituati. In passato, infatti, la festa del Santo patrono era un po’ diversa da quella che si vede oggi, ma, soprattutto, era molto più sentita, vissuta da tutta la città.

Fino ai primi anni ‘80 la manifestazione sacra era una delle più attese in città. La città normanna si vestiva a festa per rendere merito al Santo in quella che ad Aversa è la prima festa del nuovo anno. I balconi di via Roma venivano arricchiti con drappeggi, tendaggi o semplici coperte che coloravano l’intera arteria. Aversa era impegnata praticamente per due giorni di seguito in quella che era la processione per antonomasia. E che moltissimi fedeli, anche attraverso una cospicua raccolta di firme, hanno chiesto invano al vescovo di ripristinare. Tutto iniziava il giorno precedente, quando le statue dei Santi prescelti per parteciparvi partivano dalle rispettive chiese in cui erano custodite per raggiungere, in sordina, il Duomo, la cattedrale dedicata, ovviamente, proprio a San Paolo, che la tradizione vuole essere passato per Aversa nel suo cammino verso Roma. Qui trascorrevano la notte per dare vita, il mattino successivo, ad una lunghissima processione alla quale partecipavano anche le diverse congreghe cittadine con le proprie tuniche di diverso colore che ne rendeva riconoscibile l’appartenenza.

La tradizione voleva che man mano che si avanzava ci fossero Santi sempre più importanti. Alla fine del corteo i Santi d’argento. Tra questi il magnifico busto di San Sebastiano trafitto da frecce (che fece parte dei pezzi pregiati esposti a New York in occasione della mostra sul Settecento napoletano negli anni Ottanta), un busto di San Donato (sottratto da mani sacrileghe negli anni scorsi dalla Chiesa dell’Annunziata) e, ovviamente, per ultimo, il busto di San Paolo. In campo civile, uffici pubblici e scuole chiuse, banche con orario ridotto. A tavola, obbligatorio per tradizione, maccheroni imbottiti con polpettine, uova sode, salame, ricotta e l’immancabile mozzarella aversana, polpette rigorosamente fritte di carne mista suina e bovina, la polacca grande e la pietra di San Girolamo (fatta con cacao, zucchero e mandorle), i due dolci tipici aversani. Una tradizione culinaria ancora viva in città e anche in molte case di aversani immigrati.

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