Aversa (Caserta) – Il sindaco Golia, in diretta su Facebook, ha voluto fare chiarezza sulla questione che sta spaccando l’amministrazione divisa, o forse sarebbe meglio dire confusa, sulla opportunità di rinnovare il comodato d’uso gratuito ventennale del complesso di Sant’Agostino approvato dal Consiglio comunale, facendo sì che qualcuno parlasse di un’amministrazione comunale “inginocchiata” ai voleri della Chiesa. – continua sotto –
Atti alla mano il sindaco ha informato la cittadinanza di quanto accaduto nel 2001, anno in cui fu firmato per la prima volta il comodato d’uso. Un’esposizione perfetta che, però, non ha chiarito un punto fondamentale, vale a dire quali siano stati i locali concessi 20 anni fa, confermati con il rinnovo di quel comodato.
Per tanti cittadini parlare di Sant’Agostino significa che tutto il complesso è stato concesso in comodato gratuito alla Chiesa ed in particolare alla Caritas. Non è così. Una breve ricerca fatta negli ambienti protagonisti della vicenda permette di dire che i locali concessi alla Caritas sono la sala mensa dei poveri, un piccolo salone, l’ingresso da vicolo Sant’Agostino con ambulatorio medico in convenzione con Asl, l’ultimo piano sede del dormitorio per senza fissa dimora. La rimanente parte del complesso, cioè il locale cucina, salone grande, accesso da via San Nicola, i locali prima occupati dal plesso Sant’Agostino della scuola Linguiti e il giardino sono di proprietà della Diocesi.
Quanto alle cifre pagate dal Comune per prendere in fitto i locali in cui era collocato il plesso scolastico della Linguiti, circa 100mila euro all’anno, pari a 9mila euro al mese, non sembrano tanti considerando il fitto chiesto da privati proprietari di locali commerciali in via Roma. I locali di via Ovidio, occupati dalla scuola dell’infanzia della Linguiti, non sono di proprietà della Diocesi ma del Sostentamento Clero, il cui fitto, prima della pandemia, era di circa 2.500 euro mensili, dopo la pandemia è stato chiesto di portarlo a 3mila euro al mese. – continua sotto –
Infine, i locali di via Mancone, che la Diocesi avrebbe dato in fitto ad un privato, che, a sua volta, li avrebbe subaffittati all’Agenzia delle Entrate, ad oggi ancora presente nei locali di via Cirigliano 204, non sono di proprietà della Curia ma di una Fondazione.