Aversa (Caserta) – Un racconto di vita vissuta, anzi da sopravvissuta alla deportazione nei campi di concentramento di Auschwitz e poi in quelli tedeschi di Kaufering, Landsberg, Dachau, Christianstadt e, infine, Bergen-Belsen, da cui verrà liberata, insieme alla sorella Judit, nell’aprile del 1945, entrambe “rinate, libere e disperse nel mondo dei vivi”. Non faranno ritorno la madre, il padre, un fratello e altri familiari. – continua sotto –
Edith Bruck, 92enne ungherese naturalizzata italiana, scrittrice, poetessa, traduttrice, regista e testimone della Shoah, è stata ospite, in video-collegamento, nell’aula magna dell’istituto “Osvaldo Conti” di Aversa per narrare “la storia, quella vera che nessuno studia, che oggi ai più dà soltanto fastidio (che addusse lutti infiniti) d’un sol colpo ti privò dell’infanzia”, come recitano i versi del suo amato Nelo Risi, poeta e regista italiano, scomparso nel 2015, che la esorta a raccontare il suo dolore. Malgrado l’avanzare dell’età e il peso che l’attività comporta (come riporta nel libro “Signora Auschwitz”), Edith Bruck non rinuncia alla propria missione di portare la propria testimonianza in scuole e università di tutta Italia.
Un evento fortemente voluto dalla dirigente scolastica, professoressa Filomena Di Grazia, per dare l’opportunità agli allievi di vivere un’esperienza altamente formativa che trasmette amore per la vita e lotta contro ogni forma di discriminazione.
“Con questo incontro – commenta la professoressa Loredana Buonanno, capodipartimento di Lettere, che ha organizzato e moderato l’evento – siamo riusciti con la scuola e nella scuola a scrivere una pagina importante, a trasmettere il grande valore della vita, della democrazia e dell’uguaglianza tra gli uomini attraverso il racconto di una testimone della Shoah che continua a lottare contro le ingiustizie, che sa che per natura l’uomo continuerà a distruggere ed uccidere anche se, come scrive nel suo ‘Pane perduto’, bisogna ‘lasciar morire di fame il Male’. Continui, la signora Edith, a parlare ai giovani finché avrà vita. Abbiamo bisogno di ritrovare il pane perduto”.