“E’ preoccupante il grido d’allarme lanciato dal già procuratore della Repubblica di Civitavecchia Gianfranco Amendola, sui traffici dei rifiuti che dall’Italia, con codice Cer 191212, prendono la direzione di Paesi terzi”. Così Claudia Salvestrini, direttrice generale del Polieco, consorzio nazionale dei rifiuti dei beni in polietilene, commenta l’analisi di uno tra i massimi esperti ambientali del nostro Paese. – continua sotto –
“La truffa del 191212” – Amendola, docente di Diritto Penale dell’Ambiente presso l’Università” La Sapienza” di Roma, parla di “truffa del 191212”, sottolineando come molti rifiuti indifferenziati vadano a finire in impianti di trattamento meccanico biologico dove “non si opera alcun trattamento, ma ci si limita a separare il secco dall’umido al solo fine di far perdere a questi rifiuti la qualifica di ‘urbani’ e farli diventare speciali con il codice 191212 (rifiuti non pericolosi, compresi materiali misti, prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti)”. “Il problema – afferma Salvestrini – è che anche dopo l’intervento della Corte di Giustizia Europea che ha stabilito come, al di là dei codici, i rifiuti urbani restano indifferenziati e pertanto devono seguire il principio di prossimità e autosufficienza, lo scenario non accenna a cambiare, anzi i rifiuti continuano a transitare con il 191212 nei nostri porti per seguire le nuove rotte, come la Grecia e la Turchia”.
Perdita della tracciabilità dei rifiuti – “Insalata russa”, così la direttrice del Polieco, che ha all’attivo decine di viaggi compiuti per conoscere le destinazioni finali delle esportazioni, da tempo definisce il codice Cer, che agevola il profilo illecito dei trafficanti dei rifiuti. “E’ un codice – spiega Salvestrini – che fa perdere totalmente la tracciabilità dei flussi e che spesso ci ritroviamo anche in capannoni dove i rifiuti vengono stoccati illegalmente, con la compiacenza di imprese criminali che, agendo contro legge, fanno risultare solo sulla carta l’arrivo in siti autorizzati”. Il trend delle esportazioni transfrontaliere non accenna a decrescere, “segno – conclude la direttrice – che il sistema continua a essere viziato da criticità che provocano danni all’ambiente e a quelle imprese che operano con lealtà e senso di responsabilità”.