Uno dei sette accusati – il ragazzo che all’epoca del fatto era minorenne e che nel mentre ha compiuto 18 anni – di aver partecipato la notte del 7 luglio alla violenza di gruppo su una 19enne, al Foro Italico, a Palermo, ha confessato davanti al gip del tribunale per i minorenni Alessandra Puglisi. – continua sotto –
C’è un video trovato dai carabinieri in uno dei cellulari degli arrestati che lascia pochi dubbi sulla presenza del ragazzo nel cantiere abbandonato sulla costa palermitana dove si è verificato lo stupro. La confessione ha portato alla scarcerazione dell’indagato, che adesso si trova in comunità. Intanto, sono in programma in giornata gli interrogatori degli altri tre arrestati lo scorso venerdì. I primi tre del gruppo erano finiti in carcere all’inizio di agosto.
I giovani dovranno vedersela anche con le rivelazioni del loro amico che ha ripreso le scene degli abusi. Lui era stato arrestato assieme ad altri due (e al minorenne all’epoca del fatto) il 3 agosto: poi era stato l’unico che aveva risposto alle domande del gip Clelia Maltese, svelando i nomi di chi aveva partecipato alla violenza sessuale.
A incastrare i sette, oltre alla denuncia della ragazza e ai referti dei medici dell’ospedale, ci sono anche le immagini di alcune telecamere di sorveglianza che hanno ripreso il tragitto dalla Vucciria, nella zona della movida dove avevano trascorso la serata, fino al cantiere abbandonato del collettore fognario. Lì sarebbe avvenuto lo stupro. – continua sotto –
Per quanto riguarda il ragazzo scarcerato, la procuratrice per i minorenni Claudia Caramanna ha annunciato già la presentazione di un ricorso contro il provvedimento del gip, ritenendo che si tratta di fatti particolarmente gravi e dunque il giovane deve stare in carcere. Il video recuperato dal nucleo investigativo dei carabinieri mostrerebbe che il minorenne è stato tra i più violenti. E proprio sui cellulari degli indagati si sta concentrando l’attenzione degli inquirenti. Nel corso di una conversazione captata in caserma dai carabinieri due dei ragazzi arrestati parlano della necessità di nascondere i telefoni, uno dei quali sarebbe stato “seppellito” sotto terra forse perché conteneva altri video compromettenti.
Intanto, le foto dei sette ragazzi sono state diffuse sui social ed è partito un passaparola per rendere pubblici i loro indirizzi e organizzare “spedizioni punitive”.