Carinaro, il poliziotto Carmine De Rosa in coma dopo fuga detenuto a Milano

di Redazione

E’ in coma Carmine De Rosa, 28 anni, di Carinaro (Caserta), agente di Polizia penitenziaria caduto dal secondo piano di un ospedale di Milano nel tentativo di inseguire un detenuto evaso gettandosi dalla stessa finestra. – continua sotto –

Secondo quanto finora ricostruito, un palestinese di 32 anni, Nazim Mordjaneera, era in ospedale dalla serata di mercoledì per alcune ferite riportate durante una lite avvenuta nel carcere milanese di San Vittore, dove era finito ad agosto in seguito all’arresto per una rapina di un Rolex in strada.

Poco dopo le 5 del mattino di giovedì ha deciso di fuggire, gettandosi dalla finestra della sua stanza, al secondo piano. L’agente De Rosa, che lo aveva in custodia, si è quindi lanciato all’inseguimento, gettandosi dalla stessa finestra, ma è caduto battendo la testa.

Secondo quanto riferisce la questura di Milano, l’agente si sarebbe recato sulle proprie gambe al pronto soccorso dello stesso ospedale San Paolo, dove però ha avuto un malore. È stato trasportato al San Carlo per un trauma cranico e fratture alle vertebre cervicali. Ora è ricoverato in gravissime condizioni dopo essere stato sottoposto ad intervento neurochirurgico di evacuazione di un ematoma cerebrale e di “decompressione cranica ed inserimento di un sistema di monitoraggio della pressione intracranica”, rende noto il bollettino dell’ospedale San Carlo. Il palestinese è al momento ricercato. – continua sotto –

Figlio di Nicola e Antonietta Cipullo, Carmine De Rosa ha un fratello anch’egli poliziotto della Penitenziaria che presta servizio a Verona. La comunità di Carinaro è in trepidazione e molti fedeli, come riferito da Giuseppe Barbato, attivista in campo sociale e parrocchiale, si sono riuniti in preghiera invocando l’aiuto della patrona Sant’Eufemia.

“Sentimenti di profonda vicinanza e solidarietà” sono stati espressi dal Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Giovanni Russo, al fratello dell’agente di Polizia Penitenziaria. “Un eroe”, lo ha definito il responsabile del Dap. “Un eroe perché non ha tentennato un solo istante, a scapito della propria stessa vita, nel disperato tentativo di assicurare alla Giustizia un detenuto che stava evadendo. Un gesto per il quale suo fratello – ha assicurato Russo – avrà il riconoscimento e gli onori che merita da parte dell’Amministrazione Penitenziaria. Un esempio altissimo di spirito di sacrificio che non è ovviamente richiesto ai poliziotti penitenziari nello svolgimento ordinario del loro lavoro, ma che dimostra ancora una volta la straordinaria dedizione degli appartenenti al Corpo che ogni giorno espletano un compito estremamente complesso, delicato e pericoloso per assicurare la sicurezza dei cittadini e affermare i principi di legalità e giustizia”.

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