Aversa (Caserta) – La città delle contraddizioni. In questi giorni di festa in cui ogni borgo, anche il più piccolo d’Italia, pur possedendo soltanto un muro che racconta una storia, si trasforma in città turistica, Aversa, definita “città d’arte”, si trasforma in “città podistica”. – continua sotto –
È bastato fare una passeggiata lungo via Roma la mattina del 26 dicembre per rendersi conto che le chiese, contenitori d’arte della città, erano quasi tutte chiuse, malgrado fossero state arricchite con presepi artistici che già di per sé potrebbero essere oggetto di ammirazione da parte di turisti che, visitandole, potrebbero ammirare anche i tanti dipinti dei più famosi pittori del ‘500-‘600-‘700, l’arte barocca o il complesso monumentali di San Francesco delle Monache, fondato nel 1230, che conserva intatti gli elementi romanici della struttura originaria e reperti dell’attività delle monache di clausura come lo scolatoio utilizzato per i defunti o il parlatorio delle monache che non potevano avere contatti con l’esterno.
In qualsiasi borgo d’Italia sarebbe sufficiente già solo un complesso monumentale come questo per richiamare frotte di turisti. Ad Aversa no. Ad Aversa ci sono solo podisti e turisti occasionali che è possibile incontrare nel corso dell’anno grazie ad organizzazioni private che cercano di inserire la città nell’elenco delle località italiane del turismo d’arte.
Un’impresa che sembra titanica, quasi impossibile da realizzare, però in compenso Aversa dall’essere una “Città delle Cento Chiese” si è trasformata nella città dei mille bar, ristoranti, baretti, paninoteche, richiamando frotte di giovani e meno giovani “turisti” del fast food che, oltre a disinteressarsi dell’arte non sono amanti neppure della cultura enogastronomica che è un’altra caratteristica della città, ma sono solo “intenditori” di pizze e panini di grandi brand provenienti in gran parte dal Napoletano.