Rifiuti, Schiavone tira in ballo Napolitano e il fratello di Berlusconi

di Redazione

 Casal di Principe. “La mia testimonianza sul traffico di rifiuti tossici è stata secretata da Re Giorgio”. Tira in ballo anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il pentito di camorra Carmine Schiavone in una lunga intervista al quotidiano tedesco “Der Spiegel”.

L’ex esponente della fazione del clan dei casalesi capeggiata dal cugino Francesco “Sandokan” Schiavone sostiene che fu l’attuale presidente della Repubblica, ministro dell’Interno dal ‘96 al ‘98 nel governo Prodi, a secretare le sue deposizioni sul traffico di rifiuti tossici che tiravano in ballo persino Paolo Berlusconi, fratello di Silvio Berlusconi, come capo di un’azienda del nord protagonista dei suoi traffici.

“Tutte le informazioni in mio possesso”, ha detto al giornalista Walter Mayr, “le ho date ai funzionari dell’anti Mafia italiana negli anni ‘90. In quei documenti era anche scritto il nome di un’azienda intermediaria basata a Milano, che ha giocato un ruolo importante nel trasferimento dal nord al sud. Ma quella parte della mia testimonianza è stata classificata da ‘Re Giorgio’, che era ministro dell’Interno”. E al giornalista che gli chiede chi ci fosse dietro l’azienda di Milano, risponde: “Uno dei soci era Paolo Berlusconi”. Il cronista ricorda, comunque, che “il fratello di Berlusconi ha definito tutto questo una favola”.

 Il Der Spiegel, tra l’altro, individua i nomi dei quattro personaggi che sulla questione in questo momento vivono maggiori pressioni sul tema: oltre a Napolitano, Alessandro Pansa, attuale capo della polizia, “che allora era a capo dello Sco (Servizio Centrale operativo);Nicola Cavaliere, oggi vicecapo dell’Aisi, “che era con la polizia e fu coinvolto nel caso”, e Gennaro Capoluongo, ora a capo dell’Interpol in Italia, che, secondo Schiavone, “era a bordo di un elicottero che faceva un tour delle discariche di rifiuti tossici”.

La replica di Napolitano: “Mai secretato gli atti”. Sulle polemiche che lo investono il presidente Napolitano, interviene con una nota ufficiale: “E’ fuorviante e privo di qualsiasi fondamento ascrivere a responsabilità dell’allora titolare del Viminale eventuali vincoli di segretezza su atti che all’epoca costituivano parte integrante di indagini giudiziarie in corso”, recita il documento del Quirinale, secondo cui Napolitano non ha imposto né poteva imporre alcun segreto su alcun documento con dichiarazioni di Schiavone.

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