Camorra, Iovine: “Vi racconto come vincevamo gli appalti”

di Redazione

 Casal di Principe. Durante l’interrogatorio reso dinanzi ai pm dell’antimafia napoletana, l’ex boss dei casalesi Antonio Iovine, oggi collaboratore di giustizia, spiega il metodo che utilizzava il clan per vincere gli appalti pubblici.

“Gli imprenditori a noi vicini, dopo la consegna delle buste, le riaprivano e modificavano le offerte”, si legge in uno dei verbali depositati al tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Facendo riferimento al contrasto sorto tra due imprenditori, imparentati tra loro e entrambi vicini al clan, per un appalto in provincia di Napoli, “’O Ninno” dichiara: “In effetti entrambi i contendenti avevano compiuto atti volti a truccare la gara in quanto avevano avuto rispettivamente assicurazione da loro referenti presso la stazione appaltante che sarebbero risultati vincitori. Io ho già spiegato che vigeva il sistema di aprire preventivamente le buste e modificare le offerte. In quel caso fecero proprio questo”.

Nei verbali ricostruisce la storia dell’organizzazione delle origini, dagli anni ‘80 fino alla morte di Antonio Bardellino, fondatore del clan.“Eravamo molto forti, – dice Iovine ai magistrati – controllavamo tutta la provincia di Caserta, si compivano affari di grande importanza perché era il periodo di costruzione delle grandi opere: il capo era innanzitutto Bardellino ma chi materialmente operava erano Vincenzo De Falco e poi Francesco Schiavone (detto “Sandokan”, ndr.)”.

Durante il periodo di detenzione – ha ricordato – alla moglie veniva corrisposto tra il ‘91 e il ‘95 uno stipendio mensile di quattro-cinque milioni di lire. Iovine racconta anche dei conflitti interni al clan. Dopo la sua scarcerazione nel 1995 iniziò una “latitanza preventiva”, che divenne in seguito “effettiva”quando scattò il 5 dicembre 1995 l’operazione “Spartacus”. “Fino al 1998 quando poi fu arrestato comandava Francesco Schiavone detto ‘Sandokan’. In seguito alla scissione che vide coinvolte le fazioni di Bidognetti da un lato e Cantiello dall’altro, iniziò una lunga faida. La conseguenza fu che Francesco Bidognetti decise di tirarsi fuori dalla cassa comune del clan e questa situazione è rimasta tale fino a quando non sono stato arrestato. Vi parlo di questo perchè il clan dei Casalesi esisteva in quanto esisteva la cassa comune che serviva per il pagamento degli stipendi agli affiliati”. Dal 1998 al 2008, dunque fino al suo arresto, Iovine fu al vertice del clan insieme a Michele Zagaria, Nicola Panaro e Giuseppe Caterino.

Intanto, sabato 7 giugno Iovine sarà interrogato in videoconferenza a Santa Maria Capua Vetere nel corso del processo a carico di Enrico Fabozzi, ex sindaco di Villa Literno ed ex consigliere regionale. “’O Ninno” dovrebbe poi essere interrogato due giorni dopo, il 9 giugno, nel processo per le minacce a Roberto Saviano e Rosaria Capacchione in cui l’ex capoclan è imputato assieme a Francesco Bidognetti.

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