Un funzionario della Regione Campania è agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della Procura distrettuale antimafia di Potenza che ha portato alla scoperta di un illecito traffico di rifiuti tra l’Italia e la Tunisia che, nel 2020, ha portato nel Paese del Nord Africa 7.891 tonnellate di rifiuti stipati in 70 container. 16, in totale, gli indagati e tre le aziende sequestrate. 9 le persone arrestate, 5 in carcere e quattro ai domiciliari, tra cui il funzionario (un altro è indagato), due misure interdittive e altri 5 indagati a piede libero. Sequestrati beni e conti correnti per un milione. – continua sotto –
Nell’inchiesta, partita da un trasporto dal porto di Salerno a quello tunisino di Sousse che portò all’arresto di un ex ministro tunisino, sono coinvolti anche intermediari, imprenditori, titolari di aziende di trattamento e recupero rifiuti, società di intermediazione e funzionari pubblici. A carico del funzionario della Regione Campania le indagini hanno accertato “omissioni e condotte ritenute, a livello di gravità indiziaria, un consapevole contributo all’illecito traffico di rifiuti”. In sostanza, il traffico di rifiuti aveva come esito finale l’incendio dei rifiuti o il loro abbandono o interramento in Africa. Tutto basato su un contratto firmato il 30 settembre 2019, a Polla (Salerno), tra una società campana e una tunisina per il trasporto in Africa di 120mila tonnellate di rifiuti.
Nell’intesa erano coinvolte anche due ditte di intermediazione, una con sede a Soverato (Catanzaro), l’altra in Tunisia. E’ cominciato così il trasferimento, via nave attraverso il porto di Salerno: ma un reportage di un’emittente televisiva tunisina sull’importazione dei rifiuti aveva portato prima a un’inchiesta con alcuni arresti, poi al blocco dei rifiuti stessi.
In Italia, le indagini dei carabinieri hanno scoperto “un complesso sistema attraverso cui è stato organizzato un ingente traffico illecito di rifiuti reso possibile, tra l’altro, dalla concessione di due autorizzazioni” rilasciate da un ufficio di Salerno della Regione Campania (in relazione ai quali sono indagati i due funzionari regionali). – continua sotto –
L’impianto tunisino che ricevette le quasi 8mila tonnellate di rifiuti fu interessato da un incendio che ne distrusse “buona parte”. In base a un accordo di cooperazione fra Tunisia e Regione Campania i container pieni di rifiuti sono stati ritrasferiti in Italia: i consulenti che li hanno esaminati hanno accertato “la non corrispondenza della qualità dei rifiuti in sequestro al codice di riferimento dichiarato dall’esportatore”.
Un caso di cui si è interessato, da subito, il Polieco – Consorzio nazionale dei rifiuti dei beni in polietilene, in occasione del Forum sull’economia dei rifiuti, promosso dallo stesso ente diretto da Claudia Salvestrini, dove il deputato tunisino Majdi Karbai, oltre a ricostruire i passaggi del trasporto dei rifiuti da Salerno al porto di Sousse, fece visionare un video inedito che mostrava come i rifiuti che dovevano essere inviati ad un vero impianto di trattamento fossero stati in realtà stoccati in un capannone di proprietà della Soreplast in Tunisia, impreparato a riceverli (leggi qui).