Napoli – Il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli torna a parlare di desaparecidos. L’Argentina, tema da sempre caro al Festival, offrirà lo spunto per la prima napoletana del film “Enrico Calamai, una vita per i diritti umani”, alla presenza del regista Enrico Blatti e del protagonista. L’appuntamento per la proiezione e il successivo dibattito è per giovedì 7 marzo nell’aula Matteo Ripa di palazzo Giusso, sede dell’Università Orientale di Napoli, a partire dalle 16.30. – continua sotto –
Il documentario al centro dell’evento racconta la vicenda, umana e professionale, di Enrico Calamai, Vice Console dell’Ambasciata Italiana a Buenos Aires durante la dittatura militare in Argentina (1976-83), che, con il suo coraggio e la sua umanità, scelse di disobbedire agli ordini dell’allora Ministro degli Esteri, Giulio Andreotti, salvando centinaia di vite umane, rifiutando di chiudere le porte dell’Ambasciata e di respingere le richieste di aiuto dei perseguitati.
“L’opera cinematografica, ricca di testimonianze ed emozioni, si rivela particolarmente ricca di senso in un momento storico caratterizzato da tensioni internazionali e da una diffusa violazione dei principi fondamentali dei Diritti Umani”, spiegano gli organizzatori dell’evento. Che aggiungono: “Non mancheranno neppure alcune riflessioni sulla storia recente dell’Argentina, oggi governata dall’anarco-liberista Javier Milei, che sembra di nuovo sull’abisso del collasso finanziario e democratico”. A guidare la discussione con i presenti e gli ospiti saranno il professor Raffaele Nocera, Coordinatore del Dottorato in Studi Internazionali dell’Orientale, e Maurizio del Bufalo, Coordinatore del Festival partenopeo.
“La scelta dell’Università come luogo di incontro tra i testimoni e i giovani è fortemente emblematica perché pone il pubblico giovane davanti alla contraddizione, vissuta dal protagonista, di dover servire le Istituzioni e obbedire, al tempo stesso, ai principi morali di ogni essere umano. Siamo davanti ad una storia che costituisce un monito per le generazioni future e per coloro che dimenticano che la guerra e la violenza sono sempre pronte a tornare sulla scena delle nostre esistenze, per interrogarci senza mediazioni e tregue”, concludono gli organizzatori.