Massimo il “tavolaro”

di Antonio Taglialatela

Massimo D'AlemaIl Ministro degli Esteri D’Alema, dopo aver fatto marcia indietro in materia di “antiamericanismo”, oggi propone “tavoli” in ogni angolo del mondo. Il problema è che…nessuno lo fila!

il bomardiere americano F117 “New York, gli Stati Uniti d’America sono casa nostra. Ecco perché ci bombardano”. Così confessava uno dei più noti uomini politici italiani all’indomani degli attentati dell’11 settembre. Un uomo che rinnegava quella parte di sinistra che ha “un’avversione riguarda l’uso della forza solo da parte degli americani e dell’Occidente”. Un uomo che definiva “l’antiamericanismo un errore duro a morire”, addirittura attribuendo a Bush “notevole saggezza”, affermazione che, ancora oggi, indispettirebbe anche buona fetta della destra! Quell’uomo non era né Berlusconi, né Fini, bensì Massimo D’Alema. Certo, parliamo di dichiarazioni risalenti a cinque anni fa, ma che ancora fanno bella mostra di loro sul sito ufficiale del Massimo nazionale, www.massimodalema.it.

Oggi il nostro dice cose un “pochino” diverse. Gli americani bombardano Al Qaeda in Somalia? Lui propone “un tavolo di trattative con tutte le parti interessate”. Proposta che, se prendessimo alla lettera, varrebbe a dire convocare ad un tavolo anche la stessa Al Qaeda, cioè i talebani e le milizie al soldo delle mafie, che difendono i campi di oppio afgani da cui esce il 90% dell’eroina mondiale, che fanno tremila morti, di cui 100 soldati e 2.900 civili afgani innocenti. Altri esempi. In Iraq si ammazzano sunniti e sciiti? D’Alema propone “un tavolo di negoziato che non escluda nessuno”. In Libano, al tavolo (ipotetico) delle trattative che dovrebbe mettere insieme Israele e Hezbollah, lui fornisce perfino il sostegno del contingente militare italiano. Peccato solo che nessuna delle due parti a quel tavolo sia disposta a sedersi.

TalebaniInsomma, questa “mania dei tavoli” farà di certo rallegrare molti esercenti commerciali, tipo i “Mobili Riccio” di Villaricca, ma rende il nostro ministro degli esteri davvero “irrilevante”. Non a caso, in Somalia, gli americani – ignorandolo completamente – continuano a bombardare dal cielo quanto resta del battaglione degli arabi afgani che Bin Laden aveva spostato in Africa dall’Iraq, sia per aprire un nuovo fronte del terrorismo, sia perché così prevedevano i suoi accordi con l’Iran, che non ama vedere in Iraq troppi militanti di Al Qaeda, i quali spesso danno man forte ai sunniti impegnati a massacrare sciiti. E, a tal proposito, è bene sottolineare che tra i cadaveri nel Sud della Somalia c’è almeno uno dei membri della cupola di Al Qaeda, fatto che suggerisce di ridurre in coriandoli gli articoli del Manifesto che assicuravano che le corti islamiche somale non godevano di alcun sostegno straniero e che con Bin Laden non avevano mai avuto nulla a che fare. Oltre che utilizzarli per l’ormai imminente carnevale, i giornalisti del Manifesto (noti per avere lanciato sul Papa, mentre passava sotto le finestre della loro redazione, volantini con la scritta “Pastore tedesco, lasciaci in Pacs”), potranno sempre tirare i coriandoli al prossimo passaggio di D’Alema, che chiederà subito la convocazione di “un tavolo” per una serena e costruttiva discussione “fra tutti gli interessati”.

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