Lusciano (Caserta) – Luciano Di Ronza, presidente di una delle due associazioni in Ati che gestiscono in concessione il campo sportivo comunale di Lusciano fa alcune precisazioni sulle recenti dichiarazioni rilasciate dalla maggioranza consigliare, secondo cui le società che gestiscono l’impianto hanno “debiti verso il comune per canoni di concessione, acqua e tari non pagate per circa 150mila euro, senza che nessuno avesse applicato le norme previste dal contratto a difesa dell’ente in questi anni”.
Riceviamo e pubblichiamo la nota di Di Ronza: «Inizio da quando nel 2010 l’amministrazione Fattore decise di emanare, riporto testualmente il titolo, un “Bando per la concessione di ristrutturazione e la gestione sociale dello Stadio Comunale in via Gambardella in Lusciano (Ce)” per 15 anni. Lo stadio nell’estate del 2010 risultava totalmente inagibile nella tribuna, blocco sotto tribuna, Impianti illuminamento, elettrici, termici, idraulico, recinzioni ecc. ecc., in effetti si cercavano società private per ristrutturare lo stadio con soldi ovviamente dei privati e non pubblici. Altresì, il bando emanato dall’amministrazione imponeva tra l’altro ai gestori la realizzazione di un campo di calcio a 5/8 per una polivalenza della struttura ed anche un ampliamento dell’attuale corpo di fabbrica… sempre tutto a spese del privato.
In definitiva, nessun altro privato ha presentato offerte, l’unica offerta è stata dell’Ati concessionaria attuale, con un investimento stimato e presentato in sede di gara di 270mila euro nel settembre del 2010. Poi nel post gara l’amministrazione con delibera di giunta richiede all’Ati che ha presentato l’unica offerta di realizzare una regolare casa per il custode sempre a spese del privato, all’epoca ci fece molto arrabbiare per i costi superiori da affrontare, adesso, onestamente con il senno di poi, una struttura del genere di 15mila metri quadrati non può non avere persone h24 sulla struttura stessa, infatti con tutto ciò abbiamo avuto in questi anni di gestione tre importanti furti regolarmente denunciati che ci hanno causato ingenti danni tutti documentati presso la caserma dei carabinieri di Lusciano tra cui l’ultimo nel dicembre 2022 in cui oltre ai danni strutturali hanno portato via importanti documenti amministrativi.
Il contratto di affidamento della struttura da ristrutturare e gestire viene stipulato nel settembre 2011 ben 12 mesi dopo l’offerta e con una variante, comunque accettata dall’Ati, che faceva aumentare necessariamente l’investimento stimato e presentato in sede di gara nel 2010 giunto alla fine ad 430mila euro totalmente a carico del privato (basta evidenziare che è stato costruito un nuovo edificio ad un piano di circa 280 metri quadrati oltre a ristrutturare circa 250 metri quadrati di edificio esistente, realizzato ex novo un campo di calcio a 5, oltre a tutto il resto, fate voi il calcolo dei costi di costruzione). Per inciso, solo nel 2017 la struttura è entrata nella piena funzionalità avendo preso tutti gli innumerevoli permessi e omologazioni (Vigili del fuoco, Asl, Ministero dell’Interno, Coni, Figc, Lnd, cito solo alcuni essendo una struttura complessa) ed ha una agibilità per 700 persone, e lo evidenzio con orgoglio abbiamo ospitato a Lusciano la Ssc Napoli primavera per due anni consecutivi, tra cui una memorabile gara play off nazionale professionisti tra il Napoli contro Atalanta.
Ci tengo a fare un appunto importante: nell’offerta presentata e prevista dal bando di gara ci sono le tariffe da praticare per i residenti e i non residenti del Comune di Lusciano, proprio per l’aspetto sociale della struttura, tariffe approvate dall’amministrazione nel 2011, e che comunque l’Ati concessionaria a prescindere dalle stesse tariffe si è sempre resa disponibile di tutto per chi investiva e investe per passione nello sport calcio a 11/calcio a 5 per le squadre che portassero in alto il nome di Lusciano nei principali campionati regionali campani e nazionali.
Veniamo adesso al presunto debito. E’ da sottolineare in grassetto che l’Ati concessionaria da contratto doveva subentrare al Comune nelle utenze, in particolare nell’utenza idrica, ed è questa dell’utenza idrica il vero “pomo della discordia”, ci si è resi conto non prima del 2016 che la tariffa applicata non era la tariffa da subentrante ma una tariffa idrica applicata come utenza “industriale artigianale”. E ribadisco come si è potuto applicare una tariffa per un bene comunale sociale, così previsto dal bando, come utenza industriale artigianale, conseguenzialmente i consumi sono stati calcolati anche ad 1,80 euro al mc e si è arrivati facilmente alla somma di circa 90/95 mila euro per il consumo delle sole docce, è pur vero che c’è stata anche una perdita idrica importante nella zona dei bagni destinati agli ospiti scoperta solo dopo 2/3 anni.
Le nostre rimostranze sono rimaste lettera morta tanto che siamo stati costretti ad incaricare un avvocato esperto in materia di legge idrica per capire la normativa nazionale cosa dice e quale è la tipologia tariffaria per impianti sportivi. Nel mese di luglio 2020 abbiamo protocollato le risultanze di questo studio ben articolato in cui è oggettivo che gli impianti sportivi sono paragonati a norma di legge alle utenze domestiche non essendoci scarichi industriali ma solo scarico di acqua dovuto alle docce. Anche se bastava informarsi sugli impianti sportivi dei comuni vicini, Aversa, Giugliano, Trentola, Parete e capire quale tipologia avessero usato per i propri impianti sportivi comunali. Comunque dello studio protocollato nel luglio 2020 non abbiamo avuto nessuna risposta, anche se in effetti eravamo in piena emergenza pandemica.
Giusto un anno fa, ad agosto 2023 siamo stati convocati dalla nuova amministrazione perché giustamente volevano capire la situazione. Ricordo che c’è anche il canone annuo di 6.600 euro moltiplicato per i 12 anni, ho considerato per un calcolo agevole dal settembre 2011 al settembre 2023, possiamo togliere i due anni di Covid!? In cui il mondo era in pandemia, restano 10 anni moltiplicato i 6.600 annui sono in tutto 66.000 euro. Abbiamo dimostrato, anche perché ci fu già fatta una richiesta di revoca documentata da parte dell’amministrazione in carica di allora che accetto una nostra richiesta del pagamento dei canoni arretrati rateizzati, con bollettini alla mano di aver pagato tutto fino al 2019 quindi in tutto risultano pagati 8 anni (2011/2019), e siamo disposti anche a pagare qualcosa per i due anni di chiusura per pandemia.
Onestamente, alla ripresa dopo la pandemia, siamo oggettivamente andati in difficolta, corrente elettrica e gas alle stelle, spese eccessive per le varie manutenzioni annuali tra cui il rifacimento di una parte del manto in erba del campo a 11 come da prescrizioni della Figc Lnd. Molti ragazzi si sono dati a nuovi sport, padel docet, mettici l’aumento della “concorrenza” riferita ad impianti vicinori entrati in funzione, tra l’altro il comune di Aversa ha speso un finanziamento Pnrr di un milione di euro per lo stadio di Aversa comunque gestito da Privati ed ecco che le difficolta si sono palesate. Per ultimo, la questione delle tre antenne telefoniche sulla struttura sportiva, in particolare l’antenna Tim in cui non possiamo assolutamente accedere per cambiare i proiettori per cercare di risparmiare sui consumi. Mio pensiero, la sostenibilità energetica della struttura è l’unica strada per rendere sostenibile la gestione stessa dell’intero impianto sportivo.
Riteniamo che le colpe assolutamente non sono delle amministrazioni che si sono susseguite. La difficolta oggettiva nel capire tutte le tappe credo che derivi anche dalla difficoltà delle informazioni che hanno i vari uffici tra tecnico e finanziario, visto che solo nell’ufficio tecnico si sono succeduti dal 2011, credo, almeno cinque responsabili; ufficio che fa capo alle problematiche dell’impianto sportivo comunale, oltre ad un avvicendamento del personale comunale in questi 12 anni per i tanti dipendenti che sono andati giustamente in pensione sia nell’Utc che nel Finanziario.
In definitiva, oggettivamente le cifre non sono assolutamente quelle invocate e purtroppo siamo stati costretti al ricorso al Tar dopo l’istanza di revoca dell’amministrazione, e ci preme che il giudice si esprima quanto prima possibile. Ed infatti l’11 luglio abbiamo ritirato un ulteriore ricorso in camera di consiglio che ci avrebbe dilungato ulteriormente i tempi formulando una apposita richiesta al presidente/giudice di fissare, finalmente, la data definitiva ed esprimersi nel merito della questione. Intanto, in un clima di totale incertezza sul domani, continuiamo a preservare l’integrità dell’impianto sportivo comunale cosi come fatto nei due anni di chiusura della pandemia e ci tengo a sottolineare che non abbiamo chiesto e quindi avuto nessun contributo statale per la chiusura dell’impianto sportivo. Luciano Di Ronza».