Teverola, inchiesta corruzione: i due ex sindaci non rispondono al gip, dirigente si autosospende

di Redazione

Teverola (Caserta) – Proseguono gli interrogatori, da parte del gip Daniele Grunieri del tribunale di Napoli Nord, dei 15 indagati, tra politici, tecnici e imprenditori, nell’inchiesta sul presunto sistema di corruzione al Comune di Teverola, condotta dai carabinieri del reparto territoriale di Aversa e coordinata dai pm Patrizia Dongiacomo e Cesare Sirignano.

Fatti risalenti alla precedente amministrazione comunale di cui era sindaco Tommaso Barbato, che la settimana scorsa hanno visto le dimissioni dal Consiglio Comunale dello stesso Barbato, vicesindaco, del consigliere di maggioranza Pasquale De Floris e del consigliere di minoranza Pasquale Buonpane (in maggioranza e assessore nell’amministrazione Barbato, per poi passare all’opposizione nell’ultima fase prima dello scioglimento del Consiglio), mentre l’assessore Biagio Pezzella ha solo rassegnato le dimissioni dalla Giunta, restando in Assise.

Nella giornata di lunedì è stato il turno dell’ex sindaco Barbato e dell’ex consigliere De Floris (difesi dagli avvocati Alessandro Caputo e Luigi Iannettone), che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, depositando delle memorie difensive. Anche l’ex sindaco Biagio Lusini (difeso dagli avvocati Giuseppe Stellato e Francesca Mastracchio) ha deciso di non rispondere ai pm. Mentre l’ex consigliere Buonpane e l’architetto Davide Vargas, ex responsabile dell’Ufficio tecnico comunale (difesi dall’avvocato Mario Griffo), hanno risposto al giudice e depositato memorie e consulenze tecniche.

Interrogati anche Pasquale Schiavone, proprietario del terreno destinato alla realizzazione di immobili in località “Madama Vincenza”, la cosiddetta “Lottizzazione Schiavone”, Massimiliano Schiavone, dirigente dell’area Economico-Finanziaria e del Personale del Comune, che intanto ha deciso di ritirarsi temporaneamente fino alla conclusione del processo penale, e Nicolino Botti, altro ex dirigente dell’Utc. E’ stata poi la volta di Biagio Pezzella e di Crescenzo Salve, vicesindaco nell’amministrazione Barbato e candidato non eletto alle ultime amministrative, il quale ha rinunciato a subentrare in Consiglio al posto dei dimissionari Barbato e De Floris. Dinanzi al gip anche i tecnici Gennaro Pitocchi, Teresa La Palomenta (moglie di Pitocchi), e Alessandro Pisani, che hanno presentato memorie difensive, mentre l’imprenditore Giovanni Miniero ha risposto alle domande. Resta solo l’interrogatorio, previsto per il 22 ottobre, all’imprenditore Angelo Morra.

Il Parco Iris – Quella dei terreni della “lottizzazione Schiavone”, situati al confine tra Teverola e Carinaro, sui quali è stato realizzato il complesso residenziale denominato “Parco Iris”, è una vicenda che va avanti sin dalle elezioni amministrative del 2019, tant’è che, pochi mesi dopo la vittoria della coalizione di Barbato, i carabinieri fecero visita all’ufficio tecnico comunale per acquisire documentazioni e copie di permessi a costruire. Permessi, ritenuti dagli inquirenti illegittimi, poi volturati alla ditta “Delfi”, amministrata da Angelo Morra, i cui soci erano i figli (non indagati) dell’ex sindaco Biagio Lusini, in quel periodo consigliere di minoranza dopo essersi candidato nel 2019 a capo di una lista civica sfidando proprio Barbato. Secondo gli inquirenti, proprio Lusini avrebbe consegnato, per conto di Schiavone, una mazzetta da 15mila euro agli allora sindaco Barbato e assessore Buonpane. Circostanza che sarebbe provata, come sostiene l’accusa, da alcune intercettazioni. Un ruolo importante sarebbe stato ricoperto dall’ingegnere Gennaro Pitocchi, in qualità di tecnico privato, e Pasquale De Floris. L’ex dirigente Vargas avrebbe invece beneficiato di lavori di ristrutturazione a prezzo di costo presso l’abitazione della compagna, situata a Napoli, proprio da parte della società di costruizioni di De Floris, che poi, riferiscono gli investigatori, si sarebbe occupata del cantiere del Parco Iris.

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