Aversa, violenza al Pronto Soccorso: stanca dell’attesa scaglia computer contro dottoressa

di Daniela Rosato

Aversa (Caserta) – Stufa di attendere, ha aggredito una dottoressa del Pronto Soccorso, scaraventandole addosso il monitor del computer e la stampante, ferendola. E’ accaduto, nella serata di ieri, all’ospedale “Moscati” di Aversa.

Secondo quanto riferito dai carabinieri, giunti sul posto poco dopo l’episodio, una donna di 34 anni, proveniente dal Napoletano, era stata presa in carico dalla dottoressa, una 32enne, in quel momento di turno al Pronto soccorso, alle ore 17.30, per poi attendere l’esito di esami del sangue prima di essere sottoposto ad esami strumentali. Alle 18.15, chiamata più volte per eseguirli, non veniva reperita all’interno dell’ospedale e per questo la dottoressa, ritenendo che la paziente si fosse allontanata perché non più intenzionata a sottoporsi a quegli esami, chiudeva la scheda per abbandono. Passavano dieci minuti e la paziente, ritornata in ospedale e appreso che la sua scheda era stata chiusa, andava su tutte le furie pretendendo e ottenendo dal medico la prosecuzione degli accertamenti.

Alle ore 20, non volendo più attendere, entrava all’interno della postazione medica aggredendo la dottoressa, scagliandole contro il monitor e la stampante, per poi allontanarsi assieme a dei parenti con cui era giunta in ospedale. La guardia giurata, sentita dai carabinieri della sezione radiomobile della Compagnia di Aversa, confermava la versione della vittima che, a seguito dell’aggressione, riportava traumi al torace e contusioni al braccio, giudicati guaribili in trenta giorni. La 34enne veniva quindi denunciata per interruzione di pubblico servizio, lesioni personali a personale esercente professione sanitaria e danneggiamento.

“Chiediamo il drappello della polizia h24. Siamo stanchi di subire queste violenze”, afferma il dottor Manuel Ruggiero, presidente dell’associazione “Nessuno Tocchi Ippocrate” che opera a difesa del personale sanitario. Ruggiero auspica, inoltre, che si metta in atto “l’arresto in differita” promosso dal governo, “anche se riteniamo – sostiene – sia una magra consolazione considerando che i colpi sono arrivati a segno ed il sangue ha già sporcato le nostre divise”.

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