Sta diventando un rebus la scelta di “Metro Italia Spa”, costola italiana della multinazionale “Metro AG” con sede in Germania, di chiudere improvvisamente le sedi di Pozzuoli (Napoli) e Rimini al termine di un anno che ha registrato, a livello Italia, un + 9,4% di fatturato rispetto agli anni precedenti, e si appresta ad inaugurare due nuove sedi: ad Olbia, terza apertura in Sardegna, e a Pontedera, quinto insediamento in Toscana dove Metro è già presente con quattro punti vendita a Firenze, Pisa, Lucca e Sesto Fiorentino.
Due incontri sui tavoli nazionali con i sindacati a Roma, e un incontro in Regione Campania questo 29 ottobre con l’Assessore al Lavoro e alle Attività Produttive Antonio Marchiello, dopo aver disertato una prima convocazione perché impegnati in un evento a Milano dove l’azienda ha celebrato i risultati della rete vendita, non sono per ora serviti a comprendere le vere ragioni di queste chiusure ed in particolare quella di Pozzuoli, che viene letta come un vero e proprio abbandono del territorio campano, dove rimarrebbe attivo, almeno per ora, solo il piccolo punto vendita di Salerno.
Ad essere seriamente preoccupati, naturalmente, sono i sindacati ed i lavoratori, circa un centinaio tra dipendenti dell’azienda e personale dell’indotto, che dopo aver appreso, lo scorso 19 settembre, mediante la lettura di un breve comunicato da parte di due rappresentanti del board, la notizia della chiusura della sede di Pozzuoli entro il mese di Aprile 2025, sono in attesa di risposte dall’azienda che ad oggi si è limitata ad avviare le procedure per il licenziamento collettivo, senza presentare alcuna proposta per i propri dipendenti, possibili scenari futuri sulla presenza di Metro in Campania e rifiutando, nel corso dei tavoli di confronto con i sindacati, le istituzioni regionali e locali, qualsiasi ipotesi tesa a salvare il punto vendita e i posti di lavoro.
Intanto, proprio i rappresentanti delle tre sigle sindacali, CGIL Filcams, Cisl Fiscascat e Uil Tucs, puntano il dito sulle motivazioni presentate dall’azienda che avrebbero determinato la decisione di chiudere la sede di Pozzuoli. “Metro Italia in una nota afferma che il punto vendita di Pozzuoli negli ultimi otto anni ha registrato una perdita di 15 milioni di euro – spiega Raffaele Guerra della Uil al termine della riunione del 29 ottobre – ma questa perdita nei fatti si riflette nel costo della locazione della sede puteolana pari a circa 2,2 milioni di euro all’anno. Il capannone che ospita la Metro a Pozzuoli era di proprietà dell’azienda. Nel 2008 ha poi deciso di vendere a un fondo e poi lo ha affittato ad un costo senza il quale i conti sarebbero a pareggio. Questo è solo uno dei punti sui quali abbiamo chiesto di fare chiarezza, ma l’azienda anche nell’ultimo incontro alla presenza dell’assessore regionale Marchiello, del sindaco di Pozzuoli Luigi Manzoni e dell’onorevole Francesco Emilio Borrelli ha disatteso le nostre richieste”.
Perplessità, da parte delle Rsa del punto vendita di Pozzuoli, vi sono poi anche sull’ammontare della perdita dichiarata dall’azienda. In pratica la Metro avrebbe preso come punto di partenza il fatturato del 2018, mettendolo a confronto con i bilanci successivi senza considerare il periodo Covid, il ridimensionamento del punto di vendita di circa 2.000 metri quadrati, il sottocosto spinto con progetti come “Metro Piazza Affari”, gli incentivi per il lancio della piattaforma di vendita on line, che naturalmente hanno sottratto introiti al punto vendita e cambiato i riferimenti per il calcolo dell’Ebit.
L’azienda ha inoltre evidenziato in una nota che sul territorio campano “c’è troppa competizione”, motivazione che dipendenti e sindacati, e non solo, hanno letto come una resa ed una fuga da Napoli, inspiegabile da parte di una azienda leader del settore. Sotto la lente d’ingrandimento, anche il comportamento nei confronti dei propri dipendenti da parte di Metro Italia, che da undici anni ottiene la prestigiosa certificazione Top Employer, riconoscimento che celebra le aziende che si distinguono nella gestione delle persone. Punti determinanti che i sindacati hanno già portato all’ordine del giorno sui tavoli di confronto con la multinazionale, puntando ad innescare un ripensamento sulla decisione di chiudere Pozzuoli.
Prosegue, nel frattempo, lo stato di agitazione nell’insediamento di Pozzuoli ed un nuovo sciopero è stato proclamato, per le giornate del 30 e 31 ottobre, con un sit-in pacifico davanti ai cancelli d’ingresso. Mentre la questione è approdata anche in parlamento con interventi di alcuni esponenti di Camera e Senato che hanno informato l’Aula sulla questione della chiusura di Pozzuoli e preannunciando il proprio impegno, anche nelle Commissioni deputate, a fare chiarezza sulle politiche industriali di Metro Italia.