Clan Di Grazia, nuova ordinanza d’arresto per Fondino e Cantone

di Redazione

Giovanni FondinoGRICIGNANO. Nuova ordinanza di custodia cautelare per Giovanni Fondino, 41 anni di Gricignano, e Luciano Cantone, 35 anni di Carinaroma residente a Gricignano, entrambi già in carcere dallo scorso 25 settembre nell’ambito dell’operazione contro il clan camorristico dei Di Grazia.

Il Riesame aveva scarcerato Fondino lo scorso 10 ottobre ma il 41enne era rimasto comunque detenuto per l’altra vicenda riguardante l’aggressione ai danni del vicesindaco di Gricignano Francescantonio Russo, per la quale già si trovava ai domiciliari prima dell’arresto del mese scorso.

Luciano CantoneOra i carabinieri della sezione operativa del Norm del reparto territoriale di Aversa hanno trovato ulteriori gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati e, su provvedimento del Tribunale di Napoli, richiesto dalla Direzione distrettuale antimafia, hanno eseguito stamani due nuove ordinanze di custodia cautelare in carcere. I reati contestati sono tentato omicidio, attentato dinamitardo ed estorsioni aggravate a danno di commercianti e imprenditori, a cui va aggiunto l’aggravante del metodo mafioso, nonché porto e detenzione illegale di armi da fuoco e munizioni.

Le indagini dei carabinieri di Aversa si sono basate sulle dichiarazioni del pentito Paolo Di Grazia, capo dell’omonimo clan, anche in relazione al tentato omicidio di Ferdinando Schiavo, al quale fu teso un agguato il 2 dicembre del 2003, in via Grecini, a Gricignano. Schiavo, ricordiamo, è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio del poliziotto Paolo Solone e per il ferimento del fratello Luigi dell’8 luglio 2004. I Di Grazia volevano eliminarlo perché sospettato di essere vicino al clan dei Casalesi, una posizione “scomoda” poiché il clan di Carinaro voleva mettere in piedi laNcs (Nuova camorra speciale), come fu definita, e distaccarsi dalla potente organizzazione dell’agro aversano.

Al “cartello” avevano aderito, assieme ai Di Grazia, i clan Belforte di Marcianise, De Sena di Acerra, Messina-Piscopo di Casalnuovo, Sarno di Ponticelli, organizzando “omicidi strategici”, volti a favorire gli interessi di ogni singolo gruppo e di tutta la consorteria camorristica, decisa a difendersi anche dalle cosche che un tempo facevano parte della Nuova famiglia.

Ferdinando SchiavoIl “rapporto di collaborazione” iniziò nel 1995, con l’omicidio il 22 luglio di Crescenzo Sequino e il tentato omicidio di Francesco Arpaia, avvenuti a Carinaro, consolidandosi con gli omicidi di Nicola e Salvatore Gaglione, oltre che di Francesco Tessitore, avvenuti tutti nel 1996, rispettivamente il 30 marzo a Gricignano, il 12 aprile a Carinaro e il 19 maggio a Gricignano. Nel 2000 furono uccisi Gennaro Mariniello, 23 marzo ad Acerra, e Michele Ferraro, 26 novembre a Frattaminore, a cui seguirono il tentato omicidio e il successivo duplice omicidio di Antonio Di Sarno e di Rosa Nettuno, avvenuti il 14 dicembre dello stesso anno a Carinaro.

Una escalation bloccata dalle forze dell’ordine, soprattutto con due interventi dei carabinieri. Un primo attacco fu mosso nell’ottobre del 2005 quando, con l’accusa di estorsione, furono ammanettati i fratelli Paolo e Riccardo Di Grazia e Salvatore Di Domenico. Nel marzo del 2007 la sferrata finale: in cella, accusati questa volta del duplice omicidio Maione e D’Amico e del 416bis, Francesco Di Grazia, Pasquale Sarno, Mario Sacco, Giovanni Messina, Giuseppe Piscopo, Salvatore Mottola, Luciano Cantone, Salvatore Di Domenico, Antonio Contino e Francesco Paccone.

Determinanti, ai fini degli arresti, furono le dichiarazioni dell’arrestato e poi pentitosi Paccone, il quale indicò in un terreno al confine tra Carinaro e Gricignano il “cimitero della camorra”, dove venivano occultati i cadaveri delle persone assassinate dai clan.

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