di Massimiliano Ive – Castel Volturno (Caserta) – 2 novembre da girone dantesco all’ufficio postale di Castel Volturno centro. Per poco non hanno portato i fiori per la commemorazione dei Defunti sulla scalinata di Parco Sementini.
È stata una giornata da vero travaglio o da odissea quella vissuta dagli utenti e dai pensionati della cittadina litoranea, che ogni inizio mese sono costretti a stare in fila per ore prima di accedere nei locali dell’ufficio di Poste Italiane per sbrigare le proprie commissioni. In media, un utente che giunge intorno alle 7 riesce ad entrare intorno alle 10 (quando l’avvio del servizio è stabilito intorno alle 8.20, nda.) e chi arriva dopo rischia di trovarsi davanti allo sportello non prima dell’orario di chiusura dell’ufficio. All’esterno l’ordine di ingresso nei locali delle Poste, dove si riesce a prendere finalmente un numero al pannello elettronico, è autogestito dai poveri sventurati che si accalcano davanti alle porte.
Nonostante i buoni propositi di qualcuno, c’è sempre chi fa il furbo e si finge invalido per entrare prima, per poi consentire al “popolo credente” di assistere a veri miracoli in stile “Lourdes” davanti allo sportello, quando non servono più i supporti per la disabilità dichiarata. Per gli anziani e i “disabili veri” l’ufficio postale di Castel Volturno diventa ogni mese una trincea della prima guerra mondiale da superare con tutte le barriere architettoniche del caso. Stamane alcune persone con i supporti motorizzati non riuscivano ad entrare dalle porte che non sono del tutto adatte a chi ha particolari difficoltà motorie. Non è previsto uno sportello specifico per i disabili, così come all’esterno dei locali c’è un solo Postamat. La maggior parte degli utenti ritira la pensione attraverso la modalità del libretto postale, quindi allo sportello e ciò favorisce ogni mese la calca fuori alle Poste.
Con tanti servizi postali a disposizione non si riesce ancora a promuovere un modalità diversa di ritiro delle somme per chi non è del tutto avvezzo con gli strumenti digitali ed elettronici. Inoltre, l’utenza variegata e multietnica di Castel Volturno accalcata fuori all’ufficio postale è costretta anche a vivere momenti di apprensione quando arriva il furgoncino portavalori con le guardie armate, in quel trambusto fatto di attesa c’è anche la preoccupazione di una possibile rapina in stile far west. Non è nemmeno di grande aiuto la prenotazione elettronica del numero, anzi a volte proprio questo servizio crea ancora più disagi in giornate come quella vissuta oggi.
Occorrerebbe, forse, un punto esterno, una reception fuori l’ufficio postale, tipo triage dei pronto soccorso, per gestire i flussi di ingresso dell’utenza, se non si è in grado di ampliare l’organico e i locali del suddetto servizio e se non si può aprire un altro ufficio postale a Castel Volturno, città che sulla carta conta circa 21mila residenti, ma gli abitanti sono molti di più e dislocati soprattutto nelle aree periferiche.
E dovrebbero essere gli amministratori comunali a pensarlo, bisognerebbe incentivare un servizio di mediazione culturale tra Comune e Poste Italiane per consentire il passaggio dell’utenza a forme diverse di pagamento (anche mediante una tessera di credito per spese varie, nda.) delle somme previste per le pensioni e mini pensioni/sussidi. Purtroppo, cambiano gli schieramenti, cambiano i sindaci, cambiano i vertici di Poste Italiane, ma siamo costretti da decenni a scrivere sempre le stesse annose vicende riguardanti una valle di disperati che rappresenta un’immagine deprecabile del Sud inattivo, che ha il tempo da perdere (circa 3 o 4 ore) fuori alle Poste.