Aversa, abiti e calzature contraffatti venduti online: 5 arresti, un affare da circa 3 milioni

di Daniela Rosato

Aversa (Caserta) – Un business illecito da circa 3 milioni di euro quello scoperto dai finanzieri della Compagnia di Aversa che hanno eseguito delle misure cautelari, disposte dalla Procura di Napoli Nord, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia partenopea, nei confronti di 15 indagati accusati di aver venduto online, tramite social network, dei capi di grandi marchi contraffatti.

Cinque sono stati sottoposti agli arresti domiciliari, sette a obbligo di dimora, tre ad obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, tutti gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione di marchi, introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi, oltre che di ricettazione.

Dalle indagini, fanno sapere le Fiamme gialle, è emerso che il gruppo si sarebbe approvvigionato della merce contraffatta (capi di abbigliamento, calzature ed accessori vari) con marchi e segni distintivi di note griffe internazionali e nazionali, proveniente in particolare da Cina e Turchia; merce poi stoccata in depositi e magazzini nella disponibilità degli indagati e pubblicizzata per la vendita anche su pagine Instagram.

La difficoltà, durante l’attività investigativa, nel ricostruire il traffico illecito era legata al fatto che la merce veniva inviata agli acquirenti tramite corrieri e pacchi postali, con pagamento in contanti alla consegna. I finanzieri aversani hanno quindi puntato a monitorare i social, scandagliando le migliaia di pagine sulle quali sono in vendita capi di abbigliamento, fino ad imbattersi nei profili gestite dal gruppo. Quasi tutti giovani gli indagati, il più “anziano” è un 40enne, molti dei quali incensurati e solo qualcuno con precedenti specifici collegati al reato di contraffazione di note griffe. Nei confronti di alcuni indagati è stato anche disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente del profitto del reato, quantificato in oltre 2 milioni e 900mila euro. IN ALTO IL VIDEO

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