di Massimiliano Ive – Alla libreria Giunti di Caserta, venerdì 15 novembre, alle ore 18, sarà presentato il nuovo libro del direttore del Museo Civico di Mondragone, Luigi Crimaco, intitolato “Federico II. Il Portale dei Morti”. Dialogheranno con l’autore Patrizia Moschese ed Enzo Battarra. Il reading teatrale sarà a cura di Angela Carcaiso, la lettura, invece, sarà a cura di Noemi De Stavola, mentre il canto è affidato a Brigida Belluomo. Modererà l’evento la giornalista Maria Laura Labriola. L’organizzazione dell’evento è stata affidata a Gennaro Cadavere.
Due manoscritti, due opistografi scritti in Aramaico e Latino, opera di un anonimo, forniscono all’autore l’artificio per intrecciare fatti realmente accaduti nel Medioevo con altri dal tono leggendario, ma che potrebbero essere accaduti. Da questi fatti si genera la trama del romanzo storico, in cui avventura e sentimento si fondono per raccontare un momento straordinario della vita di Federico II di Svevia, “Stupor Mundi”. Il re è in lotta con il papato nel tentativo di ricostruire l’Impero Romano e sarà costretto, dopo aver superato arcaiche barriere religiose, ad affrontare guerre, pestilenze, agguati, tradimenti e indomabili passioni, nel tentativo di risolvere il mistero legato a due manoscritti da cui dipende il destino dell’Occidente cristiano.
Nel romanzo, un lungo viaggio tra il regno di Puglia e quello crociato di Gerusalemme, coesistono parti narrative alternate a digressioni di carattere storico, teologico e scientifico. Non mancano descrizioni di luoghi, di scene e naturalmente di personaggi, tra cui lo stesso Federico e papa Gregorio IX. Di grande respiro la storia del monaco francese Robert de Châtillon e della sua abbazia, quella di Noirlac nella valle della Loira. Nelle trame del romanzo non mancano scene di vita quotidiana riprese in città e castelli con tavole imbandite e vini di pregio assaporati al ritmo di musiche e danze. Efficace è anche il racconto della peste mentre si accanisce contro la gente di Rocca Montis Dragonis.
Il tono predominante dell’opera è drammatico, talvolta ironico, soprattutto in certi dialoghi tra Federico II e i suoi consiglieri più fidati, come Riccardo Filangieri ed Ermanno di Salza. La sintassi è limpida, mentre il lessico è più complesso: con termini insoliti, tratti dal repertorio religioso o proprie di altre discipline specifiche, comprese quelle scientifiche. Nel testo, inoltre, si trovano frasi in Aramaico, Latino, Francese e arabo, lingue parlate da personaggi appartenuti a popoli e culture diverse da quella del sovrano, e nondimeno coesistono nel suo regno, dove tolleranza e condivisione sono largamente presenti.
Luigi Crimaco si è servito con grande efficacia della tecnica dell’intertestualità esterna, riprendendo e citando, spesso in senso letterale, espressioni o brani di altri testi, tra questi la Bibbia, i Vangeli, il libro dell’Apocalisse, e frammenti di scrittori antichi e medievali.