Mondragone (Caserta) – I carabinieri del reparto territoriale di Mondragone, all’esito di un’attività d’indagine, coordinata dalla Procura Antimafia di Napoli, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza in carcere nei confronti di Francesco Tiberio La Torre, 65 anni, considerato esponente apicale della criminalità organizzata operante nell’area di Mondragone.
La Torre, alias “Puntinella”, è gravemente indiziato di estorsione aggravata dal metodo mafioso e già destinatario, il 16 maggio scorso, di un’altra misura cautelare in carcere per analoghi reati riguardanti la vicenda riguarda dell’estorsione ai danni dell’imprenditore Alfredo Campoli e della tentata estorsione al consigliere regionale Giovanni Zannini, entrambi che hanno sporto denuncia.
“Il panettone per lo zio Tiberio non esce?” – La nuova misura cautelare, eseguita dai militari della giornata del 25 novembre, riguarda altre estorsioni a imprenditori e commercianti locali che, però, hanno trovato il coraggio di denunciare. “Ma quest’anno un panettone per zio Tiberio non esce?”: così il 65enne si presentava per chiedere il “pizzo”. I carabinieri hanno ricostruito numerose episodi, tra l’agosto del 2022 e il dicembre del 2023, in cui La Torre ha chiesto – stavolta ottenendole, altre volte no – anche decine di migliaia di euro alle sue vittime, alcune pesantemente minacciate di morte, tra cui figura anche una cooperativa che gestisce i parcheggi a pagamento a Mondragone, una società incaricata delle opere di giardinaggio.
Le estorsioni a Zannini e Campoli – Secondo l’accusa, il pluripregiudicato, cugino dell’ex capoclan e oggi collaboratore di giustizia Augusto La Torre, voleva estorcere a Zannini la somma di 50mila euro a titolo di “risarcimento”, mentre a Campoli avrebbe estorto circa 22mila euro, pretendendo che la consegna avvenisse in una cappella del locale cimitero. Scarcerato nel 2020, Tiberio La Torre, come emerso dalle indagini, aveva preso di mira prima Campoli, che opera nel settore del trattamento rifiuti, ricevendo diverse somme di denaro: (20mila euro totali, in rate da 2mila, 2.500 e 3mila euro). Poi, attraverso la vittima, avrebbe cercato di estorcere denaro anche al politico a titolo “risarcitorio” per il ferimento del figlio da parte di Zannini, eletto nel 2020 al Consiglio regionale per la lista “De Luca Presidente”.
I fatti a cui avrebbe fatto riferimento La Torre risalgono a circa 15 anni fa, quando Zannini, avvocato, lo aveva difeso in un processo. In quelle circostanze Zannini avrebbe discusso col figlio dell’imputato, che lo accusava di non curare adeguatamente la vicenda del padre. Tra i due sarebbe nata una discussione e Zannini, per sottrarsi ad un’aggressione, avrebbe reagito e avrebbe finito col ferire il ragazzo, che sarebbe stato ricoverato in ospedale. Successivamente, ricostruisce l’ordinanza, tra i due ci sarebbe stato un chiarimento e i loro rapporti negli anni sarebbero rimasti cordiali.
Il consigliere regionale, nella denuncia presentata ai carabinieri, ha raccontato che Tiberio La Torre si era presentato a casa sua in due occasioni: la prima intorno alle sei di mattino, a dire dell’indagato per salutarlo e a quell’ora per non metterlo in imbarazzo, e la seconda alle 6.55, ma questa volta Zannini lo aveva riconosciuto dalle telecamere e non aveva aperto al citofono. Alcuni mesi prima, inoltre, tra l’autunno e l’estate 2023, La Torre avrebbe sottolineato di essere arrabbiato per la vicenda di anni prima e, nel dicembre 2023, il figlio avrebbe inviato a Zannini un messaggio per chiedergli il risarcimento per le lesioni. Successivamente, prima di Natale, Zannini avrebbe causalmente incontrato La Torre nei pressi di un bar di Mondragone e questi gli avrebbe detto: “Tu mi hai fatto prendere collera per il fatto di mio figlio”. Il politico avrebbe risposto di essersi soltanto difeso e che per quella vecchia storia c’era stato già un chiarimento anni prima, ma l’indagato, andando via, avrebbe aggiunto, in dialetto: “Poi ci vediamo, poi ci vediamo”.